Oud, le mille e una nota.

“Apriti sesamo!” 

Esclamava Alì Babà per aprire la caverna che conteneva ricchezze e tesori. Apriti sesamo era nient’altro che una formula magica  connessa probabilmente, in origine, con la credenza in un potere magico posseduto dalle piante di sesamo. Chissà se nella caverna di Alì Babà c’era anche l’dore preziosissimo del quale tratteremo oggi… una cosa è certa, oggi è veramente considerato come un tesoro. Parliamo dell’OUD.

Una leggenda narra che il paradiso sia pervaso dall’aroma del legno di OUD … sulla terra, l’OUD spande un profumo potente dalle venature legnose e fumè.

L’OUD, o Agarwood, è la parte legnosa che ricopre il midollo all’interno del tronco degli alberi di Aquilaria. Ha un aspetto resinoso ed è il frutto di un’infezione da parte di muffe dell’albero stesso, in quanto va a produrre una resina aromatica scura che si incorpora nel durame (la parte legnosa che ricopre il midollo).

L’OUD è divenuta negli ultimi anni la protagonista di tutta una tendenza, specialmente per quanto riguarda la profumeria. Normalmente infatti viene usata per produrre incenso e fragranze, la sua essenza legnosa e calda emana tonalità molto selvagge e sensuali ed è notoriamente costosissima in quanto le risorse naturali sono in estinzione.

L’OUD fa sentire la sua presenza per quando riguarda le note di fondo, viene miscelato con fiori e note fruttate per regalare l’immagine olfattiva del mondo Arabo. Solitamente viene usate per fragranze molto decise, quasi sempre da uomo, nell’ultimo anno invece si è implementata la sua presenza per quanto riguarda le fragranze femminili… ed è diventata una star! Moltissimi noti brand hanno adottato l’OUD e ne hanno fatto una presenza lussuosissima.

In realtà nel suo passato, ed anche oggi in determinate miscele, veniva utilizzato per i disturbi del sonno: attraverso le fumigazioni degli incensi il corpo si rilassa e la mente si distende. Il suo aroma caldo, scuro e balsamico era tra i più amati in Egitto. Questa resina fra l’altro era uno degli ingredienti del famoso Kyphi, il misterioso profumo di seduzione di Cleopatra (se non avete letto il Post di qualche mese fa, ce n’è uno dedicato proprio a questa fragranza). Chissà se sia proprio per questo che oggi sia tornata così in voga!

FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO OUD:

“Luxor Oud” di Memo; Colonia intensa Oud di Acqua di Parma; Al Oud de L’Artisan Parfumeur; Oud for Love di The different Company; Oud Wood di Tom Ford; Leather Oud di Christian Dior; Ensar Oud di Oriscent; Oud Al Khaloud Attar di Amouage; C for man di Clive Christian; Pure Oud by Kilian; Les Nombres D’Or OUD di Mona di Orio; Eros di Peccato Originale; Terrifyc Oud de Terry De Gunzburg.

L’INVERNO IN UN’ESSENZA: L’EUCALIPTO.

E’ l’attimo in cui si apre la finestra di primo mattino, in un dicembre  ghiacciato; l’attimo prima che cada un fiocco di neve e tutti gli attimi successivi con migliaia di bianchi respiri; è l’attimo in cui usciamo da un caffè avvolgendoci nella sciarpa ed apriamo le narici: velocissimo un odore pungente si fa strada nel naso e spalanca le porte ad un brivido. Freddo.

Vi capita mai di pensare all’odore dell’aria invernale? Automaticamente potremmo associarlo ad una sensazione di freschezza, di pulito, di menta, di abete… quindi di natura ed allo stesso tempo in contrapposizione abbiamo la sensazione di calore immediatamente successiva a quella di gelo. Il calore del fuoco, delle sensazioni che associamo al Natale e quindi all’inverno. Ho pensato a tutte queste cose annusando l’aria fredda di primo mattino e vi propongo una ricerca interessante.

In profumeria, in erboristeria, in farmacia l’effetto che abbiamo da una folata fredda nel naso possiamo averlo con determinate erbe o sostanze di sintesi. Io personalmente per ricreare il mio piccolo inverno artificiale mi riferisco all’Eucalipto. Oggi si parlerà di lui.

Si tratta di piante arboree sempreverdi originarie dell’ Oceania, quello che andremo a conoscere è il suo olio essenziale e le foglie. I principi attivi racchiusi nelle foglie, che vengono essiccate e conservate per poi ottenere infusi oppure per uso esterno con suffumigi.

L’olio essenziale di Eucalipto viene ottenuto per mezzo di Distillazione in Corrente di Vapore dalle foglie e rami, si caratterizza per il suo profumo fresco ed erbaceo, utile per purificare gli ambienti da Virus e Batteri.

L’Eucalipto veniva anticamente utilizzato dagli aborigeni australiani che ne masticavano le radici per sfruttare  il contenuto in acqua, perché questo albero è noto per il suo considerevole fabbisogno di liquidi. Il nome eucalipto deriva dal greco e significa “ben nascosto”, poiché i petali nascondono il resto del fiore. L’utilizzo di olio essenziale di Eucalipto spazia dal poterlo vaporizzare negli ambienti o in preparati per aerosol, indicato per fluidificare ed eliminare le secrezioni bronchiali, come trattamento della febbre e asma, può considerarsi una sostanza provvidenziale!

Dall’eucalipto si ottiene l’Eucaliptolo: un liquido oleoso incolore, che odora di canfora e dal sapore pungente, si prepara sinteticamente o per distillazione frazionata dell’olio dell’albero. Sappiate che l’Eucaliptolo è componente fondamentale di moltissimi unguenti e balsami lenitivi, soprattutto per i vostri piedini stanchi!

Vi è mai capitato di aprire un flaconcino di olio essenziale di Eucalipto? C’è un’immediata sensazione di benessere, una leggerezza che poche volte possiamo percepire… la stessa leggerezza di un fiocco di neve. Trovo un sottile collegamento tra il freddo e l’Eucalipto, due cose estremamente diverse come materia ma aventi lo stesso effetto.

In Aromacologia sottile si può dire che l’olio essenziale di EUCALIPTO:*

  • Aiuta a equilibrare l’alto e il basso, la mente e il corpo attraverso il lavoro profondo che   esplica sul plesso solare e sulla respirazione.
  • Aiuta a concretizzare e alla creatività
  • Aiuta ad equilibrare le responsabilità del mondo in armonia con le aspettative del cuore
  • Da PACE E LUCIDITA’
  • Aiuta la concentrazione
  • “Vivo concretamente, quindi agisco qui e ora”

Anche questa essenza può aiutarci nel nostro piccolo e personale quotidiano; ecco perché tantissime delle fragranze in commercio hanno nella loro composizione questa nota. In profumeria l’olio di eucalipto di odore aromatico gradevole contiene ca. il 70% di Eucaliptolo.

 

FOCUS SULLE FRAGRANZE CONTENENTI EUCALIPTOLO e NOTE BALSAMICHE:

“Ninfeo Mio” di Annik Goutal; “Acqua Attiva Ice” di Collistar; “Acqua Decima” de Eau d’Italie; “Herba fresca” de Guerlain Acqua Allegoria; “Tipo 8A” e “Tipo 8B” di Isotta Fraschini; “White Jasmine & Mint” di Jo Malone; “L’été en douce” de L’Artisan Parfumeur.

Alla prossima! 

*This content is taken from: http://www.miglioriamoci.net/

Profumi ed Aromaterapia. Come scegliere l’odore giusto?

Siete in vena creativa? Volete trovare l’odore che più vi rappresenti? Il vostro profumo non vi basta più? Siete nel post giusto allora!

Parliamo di odori, non di profumi per il momento… sappiamo che l’aroma terapia rappresenta un punto molto sensibile per la nostra mente e naturalmente il nostro modo di vivere, allora perché non far sì che agisca parallelamente al nostro umore? Facciamo in modo di scegliere il nostro odore alla giornata in modo da migliorarci l’umore, le preoccupazioni, aiutarci a trovare concentrazione o semplicemente farci sorridere.

Veniamo al punto… com’è possibile rendere reale tutto questo tentando di non lapidare il nostro portafogli? Semplice, oggi a Ficcanasando si parlerà di creare da sole il nostro aroma, i nostri odori che quotidianamente potranno salvare le nostre espressioni o dare un tocco in più al nostro stile! Il vostro odore DIY!

“Chiunque è capace di essere di buono e benevolo umore quando è ben vestito” 

scrisse Dickens nel 1843, allora diamoci sotto perché il nostro profumo è il primo abito che indossiamo!

Partiamo dalla base… scegliere le essenze: abbiamo a disposizione una varietà considerevole oli essenziali ma quello che desideriamo al nostro fianco tutto il giorno dovrà essere scelto in base al problema o alla situazione che ci si presenta. Vi riporto alcuni esempi:

PER UN EFFETTO RILASSANTE la scelta migliore potrebbe essere la menta o l’eucalipto, aggiungerei la Lavanda che ha anche delle ottime proprietà contro l’EMICRANIA;

CONTRO IL MALUMORE O LA TRISTEZZA potreste optare per gli agrumi: pompelmo, fiori d’arancio, Neroli, ai quali potreste unire della verbena o il gelsomino;

A proposito di naso e ricettori olfattivi…le essenze di Niaouli e Timo aiutano il respiro: le mucose del naso possono soffrire il cambio di stagione, vanno quindi aiutate e se inalate un po’ alla volta al giorno possono dare effetti benefici;

PER SCIOGLIERE LA STANCHEZZA il geranio e lo ylang ylang: stimolano il buonumore, tonificano la circolazione e combattono l’insonnia in maniera lieve.

Il segreto è sbizzarrirsi con un senso logico, con lo stesso naso con il quale comporreste il vostro outfit quotidiano!

Stabilite le essenze, che dovranno essere non più di 20 gocce totali, il mix continua con 20 ml di olio di Jojoba e 30 ml di acqua distillata (o alcohol Bongusto a 95°). Si versano in un flacone assolutamente in vetro gli oli essenziali scelti, poco per volta per rendere fluida l’intensità della fragranza. Si aggiungono poi nell’ordine: jojoba ed acqua distillata. Mi raccomando il flacone in vetro che sceglierete per la vostra creazione deve essere prima sterilizzato, potete scegliere anche una boccettina di un altro profumo, basta sterilizzarla di modo da far perdere ogni traccia del liquido precedente. Divertitevi a trovare il vostro odore adesso! Voglio precisare che con questo piccolo esperimento home-made non si vuole andare a sostituire la qualità o la professionalità di una Fragranza vera e propria, ma come scritto prima si tratta semplicemente di Odori che possono aiutarci a porre rimedio a piccoli malesseri quotidiani. Come spiegato nei post precedenti i vari aromi che l’Universo ci regala hanno non poca influenza sul nostro cervello e di conseguenza su noi stessi, cimentarci in una ricerca semplice ma al tempo stesso divertente e appassionante non può che accrescere la nostra curiosità e creatività!

Buone annusate! Vi aspetto al prossimo post!

Il magico e potente Kyphi.

Il profumo regale

Una curiosità storica per il vostro nasino. Una delle fragranze più diffuse e famose nell’antico Egitto da faraoni e regine per le sue qualità benefiche,  seduttive e magiche, era il Kyphi, alcune delle ipotetiche ricette recitano poco più di una decina di ingredienti fino poi ad arrivare a sessanta essenze. Si narra che gli Egizi lo applicassero sui capelli e nelle parti intime per migliorare le proprie capacità seduttive.

Plutarco nell’opera Iside e Osiride ce lo descrive così: “Il kyphi è un profumo composto da sedici materiali: miele, vino, uva passa, cipero, resina, mirra, legno di rosa. Si aggiungono lentisco, bitume, giunco odoroso, pazienza, ginepro, cardamomo e calamo aromatico, ma non con casualità, bensì secondo le formule indicate nei libri sacri“.

In grado di “favorire il sonno, aiutare a fare dei bei sogni, rilassare, spazzare via le preoccupazioni quotidiane, dare un senso di pace.

Un’altra celebre ricetta del Kyphi è riportata dalle iscrizioni della stanza del laboratorio del tempio di Horus a Edfu. Questa costruzione, una delle più antiche e meglio conservate della civiltà egizia, in cui il dio secondo le credenze dell’epoca, aveva combattuto una battaglia. I custodi del culto in quel tempo non rischiarono di trasmettere le segrete informazioni sulla composizione delle fragranze e soprattutto riguardo i rituali sul papiro, troppo fragile, o di affidarle alla sola tradizione orale, ma fecero incidere i dati sulle pareti del tempio.

Il Kyphi è stato ricreato anche ai giorni nostri da alcuni scienziati francesi, come Sandrine Videault, che ha lavorato per anni studiando diverse fonti.

16 sono gli ingredienti originari descritti nelle ricette scolpite sulle mura dei templi di Edfu e Philae, 13 abbastanza certi mentre per 3 rimangono ancora dei forti dubbi sul loro riconoscimento botanico:

  • Storace, resina (Liquidambar officinalis)/ Benzoino,resina (Styrax benzoin)
  • Calamo, rizoma (Calamus aromaticus)
  • Mastic, resina  (Pistacia lentiscus)
  • Pino di Aleppo, resina (Pinus Halepensis)
  • Canfora (Cinnamonum canphora)
  • Gomma arabica (acacia sp.)/Gomma Adragante (Astragalus gummifer)
  • “Asphalatos”, legno-radice (Convulvus scoparium) ?
  • Ginepro, bacche (Juniperus oxycedrus)
  • Galbano, semi-gambi (Chaerophyllum sp.) ?
  • Cipero odoroso, rizoma (Cyperus longus)
  • Uva secca
  • Vino delle oasi ?
  • Vino
  • Olibano, resina (Boswellia sp.)
  • Sciroppo di Datteri/Miele
  • Mirra resina(Commiphora mirrha) *

Pare che addirittura la Regina Cleopatra adorasse questa fragranza, la quale si sa, non vantava una bellezza divina ma in quanto a fascino era insuperabile. Una donna intelligente e soprattutto forte, sfruttare il proprio fascino sapientemente attraverso le profumazioni la rendeva ancora più potente nelle sue scelte. Non poteva fare a meno della mistura più ricercata di tutto l’Egitto. Non facendolo apposta questa donna vantava anche un discreto naso, e con esso poté contribuire a gran parte della storia antica.

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*Grazie per le informazioni sulla  ricetta a http://esperienzeolfattive.blogspot.it/

Annusa, incolla, ama. Odori vintage.

“Era il 1927 quando nacque a Voghera, nella Balma Capoduri & c., la «colla bianca solida da ufficio» al profumo di mandorla che evoca l’ infanzia in ogni adulto. La COCCOINA.”

Come non spendere un post per questa chicca storica? Come non spenderlo soprattutto nel mio angolo di odori evocatori d’immagini e ricordi? Nonostante io faccia parte degli anni ’80 la coccoina è seriamente radicata nella mia mente almeno quanto una persona dei ’60-’70. Si pensi che la potenza di questo prodotto è dovuta nella sua quasi totalità all’odore, è stato costruito sulla base di questo un progetto di Marketing immenso. Chi non conosce la coccoina? Chi non riuscirebbe per un fugace momento a ricostruire l’odore e tutti i ricordi che gli roteano attorno appartenenti all’infanzia? Ve lo dico io: nessuno.

La Coccoina fu un prodotto fondamentale per i bambini degli anni ’60 e ’70, compagna di lunghi pomeriggi passati a incollare figurine, ritagli di riviste o fotografie sui quaderni di scuola.

Ma perchè è diventata un oggetto di culto?

Beh il packaging per l’epoca si presentava attraente, evocativo di un vero e proprio prodotto di bellezza, fu esaltato come tale anche dai manifesti pubblicitari dell’epoca. Coccoina: più di una colla, rappresentava stile e modernità, con un design bello ed essenziale. Più di settanta anni di storia sostenuti da un mini-prodotto semplice, sostenibile e sopratutto atossico: la coccoina è difatti composta a base di destrina di patate diluita in acqua; la pasta che si ottiene mescolando questi ingredienti viene cotta a bagnomaria in grandi caldaie, quindi si aggiungono glicerina e profumo di mandorla. La colla viene «inscatolata» ancora liquida e poi deve decantare per un periodo che oscilla fra il mese e il mese e mezzo prima che sia pronta. Una volta aperta, poi, va consumata entro sei mesi. E per i bambini che desiderano assaggiarla, non c’è alcun pericolo assicurano dall’azienda di Voghera, perchè la Coccoina è COMMESTIBILE.

E’ l’aggiunta di olio di mandorla a donarle quel profumo delicato che tutti ricordano. La maggioranza si esprime dicendo: “Il profumo di quando ero bambina/o”.

La colla era decisamente inutile come prodotto ma i bambini ne andavano pazzi per quel favoloso profumo che finì per diventare indispensabile per più di una generazione!

Ma perchè la Mandorla? Perchè identificare questo prodotto proprio con l’odore di mandorla? Perchè dare una connotazione così forte ad un prodotto con questo profumo?  Presto detto, io ho un mio pensiero al riguardo. Le mandorle sono un ingrediente utilizzatissimo in diverse cucine tradizionali nell’area del Mediterraneo, sono usate sia in cucina che in pasticceria (confetti, biscotti, pasticcini, marzapane). Dunque? Quale bambino non ama dolci, pasticcini o quant’altro? Fare leva sulla dolcezza per conquistare il piccolo pubblico. L’estrema dolcezza dell’odore di mandorla che riporta ai confetti della nonna… è rassicurante, è avvolgente. Per  non parlare di quello che va a smuovere nella mente delle mamme; come ben è noto dalla mandorla viene estratto anche l’olio essenziale di mandorla un olio limpido e inodore che si usa come emolliente per le pelli secche e sensibili. Fantastico non trovate?

Con la Coccoina abbiamo l’ennesima riprova di quanto l’olfatto sia presente neanche troppo velatamente nelle nostre scelte. Di come un odore, anche se non profumo, sia abito di un prodotto che inevitabilmente adremo ad identificare non più per il suo utilizzo o la sua estetica… bensì con il suo ritratto olfattivo. Buone sniffacchiate a tutti!

Goccia a goccia. La distillazione degli oli essenziali.

Let’s talk about… Distillazione, cos’è? Oggi spenderemo qualche interessante riga al riguardo.

distillazióne s. f. [dal lat. destillatio o distillatioonis; v. distillare].

La leggenda narra che essa fu utilizzata per la prima volta in una notte d’inverno, presumibilmente nel Caucaso. Un contadino mise a scaldare vino sul focolare per preparare una bevanda calda; i vapori d’alcohol si diffusero nell’ambiente e inalati. Accortosi del piacevole pizzicore nelle narici, egli decise poi di catturarli. Il primo rudimentale tentativo fu quello di utilizzare si pensa una pelle di pecora tesa sulla pentola per poi strizzarla in un recipiente.

La versione che preferisco sinceramente, è un’altra: nell’ XI secolo Avicenna otteneva olii essenziali con il metodo della distillazione in corrente di vapore.

La distillazione in corrente di vapore è un particolare processo utilizzato nel caso di sostanze termolabili, cioè che si destituiscono a temperature vicine al punto di ebollizione, questo soprattutto nei composti aromatici naturali.

credits to: https://www.lavandadeisibillini.it/produrre-olio-essenziale-di-lavanda/distillazione-in-corrente-di-vapore-della-lavanda/

L’aggiunta dell’acqua o del suo vapore all’interno di una colonna, fa scendere il punto di ebollizione delle sostanze, permettendone la separazione per distillazione appunto. Si può operare anche sottovuoto (ovvero a pressioni minori di 1 atm) se l’acqua non risulta sufficiente. Il prodotto che ne risulta consiste in una miscela di acqua e composti organici, separabili con estrema facilità.

Avicenna fu istruito da un insegnante privato. Da un erbivendolo imparò l’aritmetica e imparò anche da un erudito errante che curava malati. Si dedicò alla medicina a 16 anni, imparò la teoria medica e scoprì nuove metodologie di cura. Divenne effettivamente medico a 18 anni, secondo i suoi biografi a quell’età aveva già assorbito tutte le opere sulla medicina custodite nella grande biblioteca di Bukhara.

Nel X secolo,  Avicenna scoprì come fare a distillare l’Acqua di rose dai petali della rosa centifolia. Nelle sue opere riportò spesso innovative lozioni aromatiche e oli profumati. Non si poteva ancora parlare di soluzioni alcoliche, l’alcol era proibito dal Corano; fu successivamente l’Istituto Superiore delle Scienze di Salerno, circa nell’anno Mille, a sostituire l’olio con l’alcol come eccipiente del profumo.

Ibn Sina, sempre il nostro Avicenna, il suo nome latinizzato è un’alterazione, fu dunque un medico, più di un filosofo, un fisico teorico persiano.

Scrisse circa 450 opere, tuttavia ne sono sopravvissute circa 240.

Da notare sulla distillazione che i Greci utilizzavano in questo procedimento l’àmbix (vaso o coppa provvisti di un piccolo condotto), gli arabi aggiunsero l’articolo e lo strumento divenne al-ambicco (al-ibniq).

I monaci benedettini al seguito delle armate cristiane in Terra Santa, carpirono dai manoscritti arabi i segreti della distillazione. Le scritture trafugate furono tradotte in latino dalscuole di Salerno e Santiago di Compostela e da queste uscirono i primi mastri distillatori (di essenze e non solo). Grazie alle Crociate poi  dall’Oriente giunsero anche nuovi aromi ed essenze.

Non è facile quindi stabilire con certezza la data della prima estrazione con distillazione di quelli che noi denominiamo olii essenziali, le prime servirono ad ottenere l’alcohol da vino, lo spirito del miele fermentato.

Per riprendere le parole che anche Meo Fusciuni* ha utilizzato:

“Distillare non è altro che separare il sottile dal grossolano

e il grossolano dal sottile,

è rendere indistruttibile il fragile e il delicato,

immateriale il concreto, spirituale il corporeo“

Più che chimica, più che esperimento, la distillazione è un arte. Un sacro procedimento che rende l’essenzialità della materia. Una studiata e grande scoperta che ha potuto portare a quelle che sono oggi le nostre composizioni, le fragranze che ogni giorno accompagnano i nostri stati d’animo. Non posso che ritenere affascinante un metodo che durante il passare del tempo è rimasto di principio, lo stesso. Significa che nonostante tutta la nostra corsa all’evoluzione abbiamo comunque un lato nostalgico, una parte di tradizione che risulta impossibile eliminare; ritornando al nostro profumo tutto si lega perfettamente: la gestualità, i procedimenti, l’odorare e l’emozionare.

*Hieronymus Brunschwig,1450 –1512.

E poi, arrivò il BENZOINO

A partire dal mese di maggio e fino ad agosto, tramite una mannaia detta anche “parang”, vengono praticate piccole e profonde incisioni nella corteccia dell’arbusto Styrax benzoin . L’albero, che non ha un proprio sistema di secrezione e che normalmente non produce resina, a causa di queste ferite per il trauma vissuto, produce un liquido di colore del miele, che si solidifica in grani appena sfiora l’aria, chiamati “lacrime”. Solo quando questa sostanza sarà indurita, si potrà raccogliere il Benzoino tramite appositi strumenti.

Da migliaia di anni viene impiegato in Oriente come medicinale o come incenso, si pensava che le fumigazioni di benzoino allontanassero gli spiriti malvagi… in Occidente invece veniva usata come rimedio ai disturbi respiratori. Oggi in tutto il mondo il Benzoino trova la sua massima espressione artistica nella profumeria, la sua tintura alcoholica è un insostituibile solvente e la sua essenzialità è una persistente nota di fondo che aiuta a fissare sulla pelle i vari aromi cingendoli a se e rilasciandoli lentamente come fossero perle di serenità. Il Benzoino entra a far parte delle nostre vite, della nostra quotidianità, dei nostri profumi ogni giorno con discrezione. Discreto come le lacrime che la corteccia del suo albero fa scivolare poco a poco. Oltre stimolare la sensualità, il profumo del benzoino ha in effetti un’azione rasserenante sulla psiche ed è utile nei momenti di tristezza e angoscia.

Quando ho iniziato a fare ricerche su questa meravigliosa essenza mi sono resa subito conto della sua estrema versatilità. Agente di fragranza, fissativo in profumeria e cosmetica e addirittura con mia totale sorpresa scoprire che fa parte anche di miscele di Tea che adoro mi ha decisamente illuminata su questa meraviglia della natura. Fa parte dell’Universo sussurrandosi.

Esistono poi, due qualità diverse di Benzoino, quello del Siam con lacrime frangibili e pungenti, è la varietà più rara e preziosa; di colore giallo con sfumature più ambrate e odore finissimo e il Benzoino di Sumatra: grigiastro e dall’aspetto zuccherino, meno pregiato il cui aroma è meno acuminato e le lacrime estremamente grossolane e mandorliformi.

 

L’odore di benzoino è caldo, rilassante… il suo sentore vanigliato ed il suo sentire d’ovatta ci fanno ricordare la dolcezza che spesso soffochiamo. Quest’essenza che nasce dalle lacrime culmina in un sorriso. Come si armonizza con tutte le altre note, come rasserena il nostro spirito, come ci porta alla mente immagini dell’infanzia fa sperare che ci sia in ogni momento, in ogni persona, in ogni dolore una parte d’improbabile dolcezza.

10 gocce di olio essenziale di Benzoino nell’acqua, quindi immergersi nella vasca da bagno per 10 minuti per stimolare la circolazione sanguigna, scaldare il corpo, sciogliere conseguentemente le tensioni e aprire il naso.

ASSAGGI DI BENZOINO:

Acqua di Parma Colonia intensa; Amouage Interlude Woman; Amber nude di Atelier Cologne; Havana Vanille de L’Artisan Parfumeur; Avant Garde di Lanvin; L’Ile Bleu de Manuel Canovas; Chypre Rouge di Serge Lutens; Ombre Mercure de Terry de Gunzburg

ORO LIQUIDO: il legno di Sandalo

“Il profumo dei fiori non va controvento, non quello di sandalo, tagara, o gelsomino; il profumo dei buoni va controvento, in tutti i sensi lo effonde il virtuoso.”

Gautama Buddha.

Un tempo gli alberi venivano abbattuti e le loro radici, i loro rami, tagliati via. Le termiti per mesi mangiavano l’alburno di tronchi ammassati a lungo, scoprendone così il legno odoroso che commercialmente era l’unica parte utile. Per fortuna oggi le termiti sono state eliminate, data la rarità del prodotto ora l’olio essenziale è ottenuto tramite distillazione del cuore del legno polverizzato ed essiccato e le radici dell’albero stesso.

Si, stiamo parlando di Legno di Sandalo.

Benché questa essenza sia legata all’Oriente ed evochi immagini di templi cinesi o indù immersi nei fumi dell’incenso, il legno di sandalo spinge nella regione indo-pacifica.

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Essendo minuto, questo albero è difficile da identificare anche dalla popolazione limitrofa. L’essenza del legno di sandalo chiamato a volte “Oro liquido” è un olio prezioso utilizzatissimo in profumeria e nella cosmesi, si tratta di una materia prima fra le più antiche e popolari e la sua comparsa nella profumeria è avvenuta solo nell’ultimo secolo a quanto pare.  L’albero di sandalo inoltre ha avuto un ruolo principe nei riti religiosi indù e buddisti.

Il profumo del legno di Sandalo in quanto a misticismo è al pari del muschio e dell’ambra: il suo nome è universale ma è talmente raro e prezioso che la maggiore parte delle persone ha potuto sentirne solamente i ritratti chimici che le aziende realizzano per i poco costosi prodotti di massa.

Una delle caratteristiche fondamentali del profumo di sandalo è l’effetto che provoca nella sfera emotivo-psichica.

Si parla di una fragranza legno-resinosa di una tale corposità da essere paragonata solo all’ambra grigia. Il suo profumo, particolarmente persistente, è di lindore spirituale. Nel Buddhismo porgere essenze di zafferano o legno di sandalo rappresenta uno stato gioioso e di perseveranza che si ha. Attraverso queste qualità si sviluppano tutte le altre dell’illuminazione; offrire l’acqua per lavare i piedi mescolata, con il sandalo, e’ usata come offerta per il lavaggio dei piedi degli esseri illuminati. Questo equivale simbolicamente a fare pulizia della nostra mente.

È profumo fondamentale della profumeria tradizionale che va in accordo con aromi fioriti prestando loro equilibrio. L’aroma del fiore o più fiori rappresenta la parte eterea e leggera delle emozioni umane, quasi evanescente e necessita quindi un bilanciamento con un aroma più “terreno”.  Il legno di sandalo lega il chakra della base con quello della corona, primo e ultimo, quindi crea equilibrio tra tutti quelli intermedi. Per questo è considerato valido di trasformare la sessualità in un’esperienza spirituale ed è usato soprattutto nell’arte del tantra. L’odore, l’essenza del Sandalo conduce ad una ricerca interiore. Con il suo profumo balsamico il sandalo rientra tra quegli aromi che posseggono quella ricchezza e quel calore avvolgente che chiudendo gli occhi sembra quasi di poter visualizzare la nostra anima. Dire spirituale forse non è sufficiente per questo aroma pieno di sfumature e legato profondamente a qualcosa di mistico e antico. Annusando il legno di sandalo ci si sente immediatamente trasportati in una realtà che supera lo spirituale, pur non conoscendone la storia o gli usi ufficiali.

 

È un aroma che ritroviamo spessissimo nelle note di fondo di molte fragranze e che si lega benissimo come dicevo a note fiorite, presenti a loro volta principalmente nelle note di cuore, dandone stabilità e persistenza. Parliamo quindi di un’essenza che fissa le note con cui si armonizza, creando una splendida magia tra gli aromi che entreranno a contatto poi, con la pelle di chi indossa il profumo.

Indossando il legno di sandalo ci regaliamo un viaggio interiore senza fine, ci avvolge costantemente in un’aura di serenità intoccabile o meditativa. Ci concediamo un angolo di riflessione emozionale tutto nostro. Infatti io consiglio sempre di non abusarne; quotidianamente perderebbe il suo fascino a mio parere. Deve integrarsi  alla nostra pelle quando necessitiamo di raccoglimento.

 

FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO LEGNO DI SANDALO:

24, Faubourg Walk in the Park di Hermes; Amouage interlude Man/ Woman; Le Mimosa di  Annick Goutal; Un matin d’orage di Annick Goutal; Anse Tourquoise di Manuel Canovas; Arpège pour Homme de Lanvin; Orange sanguine de Atelier Cologne; Coco Noir de Chanel; Original Santal di Creed; Profumo A di Culti; Vintage Gardenia di Jo Malone; Al Oudh de l’Artisan Parfumeur; Rosamunda di Laboratorio Olfattivo; Le parfum de Lalique; Josephine de Rancé

Naso, naso delle mie brame

…come distinguere un profumo tra il ciarpame?

O meglio… indovina indovinello cos’arriverà per primo al mio cervello??

Questo piccolo delirio come incipit non è, come evidentemente potrebbe apparire, un vaneggiamento e basta, è molto di più. È frutto di un attimo di folle riflessione che mi affligge tutte le volte che entro in una qualsiasi profumeria, o quando sfoglio una rivista, o quando sento parlare tante persone. Chiamasi scheggia riflessiva. (Ve la ricordate no? la scheggia già citata nel mio post “Effetto Dior Homme”) Un attimo di malignità che mi concedo di tanto in tanto quando qualcosa mi disgusta profondamente, oppure quando si parla di ricolo. Ora mi spiego meglio spiegandovi il folle esordio (scusate il gioco di parole):

Naso, naso delle mie brame… –> la nostra vanità alle volte supera l’istintualità.

…come distinguere un profumo tra il ciarpame? –> è palese che siamo circondati da prodotti scadenti o per lo meno sopravvalutati

indovina indovinello cos’arriverà per primo al mio cervello? –> cosa ci spinge ad acquistare e perché ne esce quasi sempre il vincitore la parte errata di noi stessi

È il cuore che deve amare… perché è l’emozione che dovremmo ricercare in tutto questo, non solo quella che probabilmente scambiamo con l’euforia del momento, quella vera… quella che invade lo spirito intendo. Il cervello aiuterà a completare… attraverso i ricordi, attraverso l’elaborazioni d’immagini frammentarie, un respiro mistico e cerebrale e la decisione finale dell’acquistare.

Cos’è che ci manda fuori strada? La pubblicità? Il marketing non convenzionale? La società in cui viviamo? Sì, un minestrone di tutto questo. Non si fa altro che parlare di grandi gruppi, di brand, licenze di vendita, industrie chimiche… si si va bene, tutto questo è necessario è fuor dubbio ma a mio parere è l’approccio che si ha, gli effetti che si ottengono post- acquisto compulsivo quello che va a danneggiare il nostro vero rapporto con una fragranza. Non c’è ricerca, non c’è cura nella selezione… solo un blando istinto shopaholico dato nella maggioranza dei casi da un’ADV vista 10 minuti prima nella sala d’attesa del dentista. Non c’è personalità qui, non c’è un vero legame, non c’è un vero e proprio motivo-emotivo che ci spinge verso un bouquet fiorito… o piuttosto verso un legno.

I media agiscono subdolamente, i gruppi finanziari acquistano brand di fragranze per motivi a 6 o più cifre, noi non abbiamo neanche 10 minuti in più o qualche visita in più per scegliere l’odore che più si adatta alla nostra pelle…. allora? Vogliamo sminuire un momento così intimo?

A volte immagino le essenze come forme vive, non per forza animali o umane… ma forme vive che vibrano nell’aria che producono calore o altro. Il mondo è una risorsa immensa di aromi, potremmo sfruttarlo ogni singolo respiro.

Scritto questo… per scegliere una fragranza oltre che ad essere curiosi, vi consiglio di spruzzare due volte una mouillette, aspettare 15-20 secondi prima di annusare, chiudete gli occhi ed inspirate lentamente con le labbra socchiuse. Se questa fragranza vi attrae spruzzatene sulla pelle ed uscite dal negozio, dovete tornare a casa inspirando ad intervalli di tempo quello che c’è sulla vostra pelle. Se vi piacerà come si trasformerà, sarà lei la vostra fragranza. Altrimenti dedicate una seconda, una terza visita… o anche più. Un altro suggerimento che potrei dare è quello di essere aperti anche ad aromi che  possono non esservi piaciuti in passato, appunto perchè si tratta di passato… potrebbe il presente essere diverso come voi anche per loro.

PETIT GRAIN

Lo stesso nome è un sussurro… un soffio, qualcosa di leggero e inafferrabile che ci inebria.

Petit-grain, oggi parliamo di oli essenziali.

Un alito continuo sale dalla foresta profumata, un alito che inebria la mente… Quell’odore che vi avvolge ad un tratto, che fonde la delicata sensazione dei profumi con la gioia artistica della mente, vi tuffa per alcuni secondi in un benessere del pensiero e del corpo che rasenta la felicità

(Guy de Maupassant – Viaggio in Sicilia)

Dalla distillazione delle  foglie all’estremità dei rami dell’arancio amaro, la dove si trovano ancora i suoi fiori, si ottiene il Petit-grain dal colore giallo del sole… il suo odore per associazione è del tutto simile al Neroli (il quale si ottiene invece per distillazione dei fiori d’arancio), solo più acuto e le sue qualità sono eccezionali: rasserena lo spirito, placa i nervi, crea equilibrio ed armonia, inoltre svolge un’azione tonificante e antisettica. Quest’essenza molto utilizzata in profumeria è per lo più una nota di testa o di cuore, spesso in accordo con la Fresia, la Tuberosa, il Bergamotto, l’Hedione o dalle erbe aromatiche. Decisamente esperidato, vero?