Ambra, ambra delle mie brame

Cosa c’è di più bello di bramare qualcosa? Un’immagine, un sogno, un pensiero, qualcosa d’incorporeo e forse irraggiungibile.

Qualcosa che potremmo a volte solo sognare. Effimero e bello. Da scacciare ogni cosa che non va, ogni pensiero che non ci piace.

Questo antico potere veniva attribuito proprio all’Ambra. Lo sapevate?

Ambra, l’etimologia del termine è incerta, ma sembrerebbe derivare dall’arabo “anbar” (tuttavia gli Arabi confondevano l’ambra con l’ambegris, una sostanza secreta dai capodogli e bramata dall’industria cosmetica). L’Ambra comunque è proprio una resina.

Proviene dal corpo delle conifere, sono delle lacrime che fuoriescono da lesioni sul tronco e si trasformano in resina fossile. Secondo la mitologia, quando Fetonte figlio di Helios (il Sole) fu ucciso le sue sorelle in lutto divennero pioppi e le loro lacrime divennero l’origine di élektron, l’ambra. Secondo antiche leggende vichinghe, invece, l’ambra sarebbe derivata dalle lacrime degli uccelli marini.

Gli antichi Egizi la trasformavano in monili, gioielli preziosi da indossare e soprattutto la utilizzavano nei sacri procedimenti di mummificazione.

Gli egiziani rispettarono molto questa pietra, la considerarono una riserva di energia solare e credettero:

“L’ambra può essere il frutto fresco della cura di Ra (dio del sole). Gli dei vivono nel loro dolce aroma; e il suo colore è molto simile all’oro.”

[COLLANA CON PENDENTE A FORMA DI COLEOTTERO, ITALICO O ETRUSCO, 550-400 A. C. AMBRA, ORO E CORNIOLA. LOS ANGELES, J. PAUL GETTY MUSEUM]

Dulcis in fundo, l’ambra è un ingrediente utilizzatissimo in profumeria. I profumi all’ambra sono un caposaldo nel mondo fragranze, consigliati soprattutto in autunno e in inverno, quando di pari passo con l’arrivo della stagione fredda, le note olfattive più calde  si fanno interpreti privilegiate del bisogno di un abbraccio rassicurante. In passato era proprio il potenziale erotico dell’ambra ad affascinare la nobildonna del’700, che dopo i suoi bagni profumati era solita cosparsi di un unguento realizzato con gomma di opoponax, geranio, cannella e rosa.

In profumeria quando si parla di ambra si fa riferimento a un mix di ingredienti che insieme danno vita all’inconfondibile profumo che la caratterizza; un accordo, dunque, e non un unico elemento. Tra le note olfattive più utilizzate per realizzare i profumi ambrati c’è la resina estratta dal cisto labdano, un arbusto sempreverde usato in profumeria da oltre 3000 anni, caratterizzato da un aroma intenso e forte. Dalla pianta si ricavano sia l’O.E. di cisto che quello di labdano, dai sentori avvolgenti. Al labdano viene affiancato spesso il benzoino, altra resina appartenente alla famiglia ambrata orientale estratta da due diverse piante, il benzonio del Siam (Styrax tonkinensis) e il benzonio di Sumatra (Styrax benjoin). Più vanigliato il primo, più pungente il secondo, sono destinati alle note di fondo nella composizione di una fragranza.

E’ importante capire e chiarire questo punto: quando ci rechiamo in profumeria e chiediamo un profumo che contenga ambra, non stiamo parlando della resina, quello a cui ci riferiamo non ha nulla a che vedere non solo con l’ambra resina fossile, ma nemmeno con l’ambra grigia. Purtroppo il nome è  affascinante e fuorviante. Ciò che possiamo chiedere è un accordo ambrato, quello che abbiamo citato prima che, accostato a note orientali e legnose o cremose e vanigliate, ci da la sensazione avvolgente e sensuale che cerchiamo.

FOCUS SU ALCUNE FRAGRANZE CHE CONTENGONO ACCORDI AMBRATI:

FREDERIC MALLE Portrait of a Lady;
DIPTYQUE Fleur de Peau;
ANDY TAUER L’Air du Desert Marocain;
Maison Francis Kurkdjian Grand Soir;
XERJOFF Alexandria II;
JEROBOAM Vespero;
BYREDO Vanille Antique

Di Narciso e narcisisti vari

Parliamo di Narcisi, e qui ci sarebbe un capitolo a parte per gli uomini, ma mettiamo da parte le paturnie maschili ed il loro mondo per il momento, e concentriamoci su questo fiore poetico.

Il suo nome deriva dal termine greco narkissosche a sua volta deriva dalla parola narkao che significa intorpidire o irrigidire.

Che bello il Narciso! Un fiore aggraziato e profumatissimo che seppur dalle dimensioni contenute può raggiungere altezze di 50 centimetri! Ne esistono tante e varie specie ma tutte accomunate da eleganza e bellezza.

Lo sapevate? E da qui riprendiamo le paturnie maschili, mai fiore fu più azzeccato di questo: dalla mitologia greca, narra Ovidio che Narciso nacque dal dio del fiume Cefiso e della ninfa Liriope. Crescendo Narciso divenne un giovane di straordinaria bellezza ma dal cuore duro. Questo attraeva molte ninfe ma Narciso le rifiutava una ad una. Un giorno però una di esse di nome Eco, amareggiata dal suo rifiuto, si ritirò nelle valli desolate a piangere e disperarsi per il suo amore non ricambiato fino a  quando il suo corpo non sparì e di lei rimase solamente la voce. – Sì, noi donne siamo bravissime a drammatizzare il drammatico!- 

La storia di Eco colpì e fece rattristire la dea Nemesi, la dea dei delitti impuniti – La catwoman della mitologia greca praticamente – la quale decise di punire Narciso. Un giorno mentre era a caccia s’imbatté in una pozza d’acqua e decise di bere ma a quel punto vide la sua immagine riflessa e si innamorò perdutamente di se stesso. – Che novità per gli uomini eh? –  Rimase a contemplare l’immagine nella pozza per lungo tempo ed alla fine si rese conto che l’unica immagine che vedeva era la sua. Cosciente che non avrebbe mai potuto ottenere il suo amore decise quindi di lasciarsi morire. La profezia di Tiresia si era avverata. Quando le niaidi, ninfe delle acque dolci, e le driadi, ninfe delle querce, decisero di prendere il suo corpo per il funerale al suo posto trovarono un fiore, che fu chiamato Narciso.

Nel linguaggio dei fiori  il narciso ha significati positivi è negativi, nel positivo rappresenta  l’autostima, personalità forti e sicure di se, di contro nel negativo rappresenta la vanità e l’incapacità d’amare – e qui torniamo ai nostri amatissimi narcisisti con tendenze egoiche da urlo!-

L’assoluta di Narciso si ottiene mediante distillazione dalla concreta, il suo odore dolce è fortemente verde ed erbaceo, è in sé un potentissimo narcotico con proprietà antispasmodiche eccellenti. Ecco perché il suo profumo deve essere bilanciato in dosi oppure accostato ad altre materie prime, potrebbe causare anche cefalee.

Lo sapevate che nell’antica Roma utilizzavano il narcissum, un unguento ottenuto dai fiori di Narciso per comporre fragranze oppure in Arabia era utilizzato come potente afrodisiaco? Insomma ci troviamo di fronte ad un fiore piccolo ma dalle possibilità e proprietà incredibili.

Pierre Guillaume porta nella collezione Parfumerie Generale una fragranza elegante e selvaggia su una scia chypre-floreale, sensuale ed animale, come una cavalcata nella brughiera a briglie sciolte con i capelli al vento: questa fragranza è Arabian Horse 3.1.

Con un numero incredibile di ingredienti di rara qualità possiamo trovare l’assoluta di narciso, l’assoluta di labdano e il cypriol cœur – creano un disegno olfattivo sontuoso, irregolare ed molto evocativo. Percezioni umide di erba e fiori selvatici, pelle vintage e sudore animale si intrecciano in questa fragranza che inizia il suo galoppo con note vegetali fresche, riscaldandosi poi con cypriol, legni e ambra che danno un tocco orientale.

D’incensi e dell’arte del fumigare

C’era una volta un tempo in cui il valore di certe cose era inestimabile. Un tempo in cui le cose importanti non svanivano, ma rimanevano dormienti in attesa del momento in cui risvegliarsi ed apparire in tutto il loro splendore.

Un tempo si spendevano ricchezze inverosimili per gli incensi, si costruivano strade internazionali per favorirne il commercio. L’atto della fumigazione era una cerimonia praticata ogni giorno, per i nativi americani, in particolar modo per gli sciamani, tale cerimonia è un modo per stabilire un collegamento tra il cielo e la terra.

Ma come funziona esattamente una fumigazione? Si lasciano ardere sostanze aromatiche, spesso di origine vegetale, su una fonte di calore quale un carboncino o candela. Salendo verso l’alto il fumo porta con se l’aroma e lo diffonde nell’ambiente assieme ai principi attivi delle sostanze delle quali è composto, così facendo vengono assorbiti dal naso e la bocca agendo poi sul corpo e sulla mente. In realtà l’atto della fumigazione è molto più coinvolgente di quello che si pensi, attiva in accordo la vista (osservando le spirali e i nastri di fumo librarsi nell’aria) , il naso (inaliamo e assorbiamo i principi attivi), il tatto (percependo il calore nell’atto di accendere il carboncino o candela e anche al contatto con la materia prima da fumigare), l’udito (che si attiva ascoltando il bruciare del carboncino appena acceso).

La fumigazione per altro si trova alla base dell’aroma terapia e poi della profumeria, ricodiamoci che il termine “profumo” deriva dal latino per fumum che vuol dire “tramite il fumo”. Se nel passato le fumigazioni venivano utilizzate come vettori per comunicare ed inviare messaggi al cielo e purificare ambienti malsani, quanto anche a profumare oggetti, indumenti ed influenzare magari l’attività onirica oggi purtroppo sono in pochi ad avere una vera conoscenza approfondita di questo rito. La società purtroppo ci espone a fumigazioni anche involontarie: pensiamo alle ciminiere, allo smog delle automobili che non portano alcun benessere; persino nelle nostre case viviamo la presenza di odori sintetici e contraffatti. Per fortuna negli ultimi dieci anni l’aroma terapia sta risvegliando un interesse ed una consapevolezza che sembravano perduti ormai. Stiamo cercando un nuovo legame con la natura, il senso dell’olfatto è stato a lungo messo da parte e stiamo cercando valori al di la dell’artificialità e del consumismo.

Stiamo tutti cercando tempo per noi stessi, per sfuggire allo stress, per liberare l’anima nei piacevoli momenti di meditazione e attraverso l’incenso troviamo momenti di vera spiritualità. L’incenso richiede tempo, tempo che dobbiamo concedere se vogliamo riceverne in cambio. Accendiamo la candela o carboncino, sistemiamo l’incenso e ventiliamo in modo che la combustione non s’interrompa… tutto questo mentre sprofondiamo nella percezione immediata del fumo e dell’aroma.

Nell’incenso che brucia, nel fumo che sale, cogliamo il simbolo della transitorietà della materia. Momenti di pura riflessione ed introspezione.

Dal verbo latino inspirare suggerisce come l’atto del “soffiare” possa influenzare la mente e quindi l’ “ispirazione”, le nostre capacità creative.

L’olfatto è uno dei sensi più antichi: dal centro cerebrale olfattivo si è sviluppato il cervello pensante, ossia la corteccia. Grazie alla combustione, i tessuti vegetali liberano le molecole aromatiche che salgono con il fumo e si diffondono nell’ambiente. Quando respiriamo tali molecole entrano in contatto con la mucosa olfattiva alla radice del naso e lo stimolo viene trasmesso al centro cerebrale: qui si influenzano le sedi emotive, la produzione ormonale e il sistema neurovegetativo. Gli aromi hanno una percezione diretta sulla nostra percezione e ciò spiega il forte influsso delle fumigazioni possono esercitare sull’umore, l’emotività e stati d’animo.

Se gli antichi saggi custodivano i segreti sulle capacità degli incensi di dischiudere le porte della coscienza e potenziare la percezione di altri mondi, noi nel nostro quotidiano possiamo utilizzare questa materia preziosa per ritagliarci un momento sacro solo per noi stessi. E magari ritrovare questo momento in piccola parte per tutto il giorno indossando fragranze a base d’incenso, resine e altre materie che ci ricondurranno al momento della fumigazione.

A presto nasini!

IL FASCINO DELL’IMMORTELLE

“Quand on est jeune, on est inconscient, on se sent immortel.”

“Abbiamo passato una gioventù spensierata sentendoci immortali.”

Se anche a noi bastassero i raggi del sole  per regalarci la bellezza eterna, potremmo dire addio a creme, cure, chirurgia estetica e qualche complesso in più.

Potrebbe invece bastarci un profumo, un odore, un fiore… un’essenza che sulla pelle ci dia l’impressione – soprattutto appena vaporizzata – di camminare a piedi nudi sulle nuvole.

Sto parlando di quello che i francesi chiamano Immortelle. L’Elicriso.

L’ Elicriso prende nome dai termini greci “helios” = sole e “Chrysos” = oro, per l’intenso color oro dei fiori che brillano alla luce del sole. I sacerdoti greci e romani lo apprezzavano tanto che usavano incoronare le statue degli dei con questi fiori che possiedono anche un’altra particolarità: pur diventando secchi non si decompongono mai, resistendo nel tempo con grande brillantezza. Da qui è intuibile il perché di questo soprannome.

Questa piantina spontanea con base legnosa, alta circa 40 cm, è molto resistente sia al vento che alla siccità, per questo il suo portamento tende leggermente al terreno, dove forma fitte nuvole di odore.

I fiori, di un giallo oro luminoso, emanano quel particolare profumo aromatico ed intenso che caratterizza la Sardegna da molto tempo ed è noto ai turisti come agli abitanti.

L’elicriso è conosciuto anche col nome di “semprevivo” è soprattutto capace di garantire una lunga durata. La fitta peluria grigio argentea che ricopre i rametti e le foglioline non solo da loro un aspetto vellutato, ma li protegge dalle condizioni avverse del clima, dal torrido calore estivo e dalla siccità dei siti rocciosi e aridi in cui esso vive. 

Le antiche massaie sarde mettevano mazzi di fiori di questa pianta all’interno delle loro case perché il profumo di questa pianta in quei tempi costituiva un “deodorante” naturale; il caratteristico profumo di questa pianta, con la sua forte intensità, impregnava abbigliamento e pelle dei pastori sardi, che lo portavano a casa rientrando dalla campagna.

L’ Elicriso è dorato, come i capelli di quella bellissima ninfa che, come narra la leggenda, era follemente innamorata di un Dio ma ahimè, non corrisposta; la pietà degli Dei fece si che prima di morire fosse trasformata in elicriso. Il suo profumato fiore simbolizzava la costanza.

Una curiosità? Un antico rituale scaramantico, per favorire gli incontri matrimoniali, garantiva che preparato e lasciato essiccare un mazzetto di elicriso per tutto l’anno, e poi fatto bruciare in un falò durante la notte di San Giovanni, presto avrebbe fatto incontrare l’anima gemella. Romantico no?

rituali – odori – credenze – sapori

Del contemporaneo Elicriso oggi si utilizza soprattutto “l’olio essenziale”, ricavato per distillazione in corrente di vapore dei fiori freschi e delle sommità fiorite. Il prodotto ha trovato un ottimo utilizzo nel comparto della dermocosmesi funzionale per le proprietà eudermiche ed anti-aging. Un fiore miracoloso!

Vi lascio con un antico proverbio – ogni tanto ci vuole – che dice:

“Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”

FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO ELICRISO:

AMBRA NOBILE DI MD FRAGRANCE; INTERLOUDE WOMAN DI AMOUAGE; CITIZEN QUEEN DI JULIETTE HAS A GUN; FINISTERRE DI MARIA CANDIDA GENTILE; INFANTA EN FLOR DE ARQUISTE; AQUA MOTU DE COMPTOIR SUD PACIFIQUE.

I love chocolate! Il profumo del cioccolato

“[…] Proviamo a percepire l’odore del contenuto, non appena aperta la confezione. Quale messaggio arriva alle narici? Sprofondiamo nella sensazione dell’aroma e osserviamo il colore, la forma, le sfumature del cioccolato tra le nostre mani. Ascoltiamo il suono della tavoletta mentre ne fratturiamo un pezzetto e lo mettiamo in bocca. Quanta forza abbiamo calibrato tra le dita?”

M.Williams

Il solo nome ci fa sorridere e sentirlo pronunciare già provoca la così detta “acquolina in bocca”. Il cioccolato – Theobroma cacao «nutrimento per gli dei» – era solo una bevanda. Oggi pur potendone apprezzare le innumerevoli qualità nelle centinaia di formati in commercio e i migliaia di accostamenti con altri aromi, il cioccolato conserva ancora in sé quel mistero che lo rende celestiale. Il suo segreto non sta tanto nella materia prima, ma nella sua armonica miscelanza di aromi. La cosa incredibile è che in particolare l’odore ha un effetto potentissimo sulla nostra mente, ancor prima del sapore stesso.

Parlando del profumo di cioccolato a quanto pare, secondo gli studi chimici dell’American Chemical Society «Per un aroma di cacao di buona qualità, occorrono solo 25 dei quasi 600 composti volatili presenti nelle fave di cacao», dice il professor Schieberle della Technische Universität München di Monaco di Baviera, autore dello studio. È incredibile crederci ma pare che i componenti del suo profumo, presi uno ad uno, abbiano poco a che fare con il cacao e siano aromi come patate fritte, frutta come pesche e miele e addirittura carne cotta… grassi di manzo, cavolo, l’odore di terra, di cetrioli arrivando persino al sudore umano.

Quindi quando ci troviamo di fronte ad una mirabolante tazza di cioccolato fumante, o quando annusiamo il profumo di una crema corpo all’aroma di cacao non stiamo annusando una sostanza singola, ma una miriade di odori insieme! I ricercatori hanno mappato i diversi aromi e li hanno messi insieme per testare il mix finale, scoprendo la presenza di elementi olfattivi insospettabilmente in grado di darci la percezione complessiva del cioccolato.

L’odore del cioccolato crea un’atmosfera di rilassatezza e induce benessere fisico. La cioccolata è un alimento sensuale che stimola come sappiamo la produzione di endorfina, sostanza euforizzante e antidepressiva. Ecco perché con il suo profumo ci aiuta  a gustare la vita nel suo momento. Il profumo del cacao per esempio è adatto alle persone che peccano di esagerata serietà ed intransigenza con se stessi.
L’effetto diciamo sensuel del profumo di Cioccolata è dovuto alla sua presenza nella nostra memoria olfattiva con le emozioni piacevoli procurate dai dolciumi, creme e gelati di cui i dolci aromi del cacao e della vaniglia sono spesso la componente principale ed anche perché il suo profumo ci riporta indietro alla fase in cui il neonato scopre la vita attraverso sensazioni che sente circondare il suo corpo… pensate solo al profumo di talco!

Quindi la prossima volta che vi entrerà nelle narici l’odore di cioccolato, saprete perché lo amerete ancora… un mix di frammenti olfattivi e di aromi che rappresentano piccoli piaceri della vita e che in quel momento, cambieranno il vostro stato d’animo.

L’Angelica piovuta dal cielo

Angelica di Boemia, Angelica domestica, Erba degli angeli, Ceciel, Bragosse selvadeghe, Angelica odorata, Mala erba, Angelica… in qualsiasi modo vogliate chiamarla, il risultato sarà sempre lo stesso: una grande pianta coltivata o spontanea, erbacea, biennale che arriva a oltre un metro e mezzo.

Le sue foglie sono alterne, a segmenti, con il margine dentellato; ha le terminali con 3 lobi.  I fiori dell’Angelica (o Arcangelica) sono di un verde giallognolo, raccolti in ombrelle composte. Involucro pari all’ombrella, a 3-5 foglioline. Cinque denti per il calice. Cinque petali, ellittici e curvi all’interno. Carpelli a 5 coste. Tutto sembra ricondurre al numero Cinque dunque! Associato all’atto di sperimentare, alla conoscenza concreta dei fatti, del cambiamento… e nella mitologia greca associato ad Hermes che guidava i trapassati nel regno dei morti.

Qualche studioso sostiene che masticare la radice di Archangelica assicuri la longevità e di sicuro il suo nome ci porta a crederlo. I medici del Rinascimento soprannominarono questa pianta Angelica “Radice dello Spirito Santo” per le sue straordinarie proprietà curative verso le malattie più gravi. Anche nella magia come per spezzare incantesimi o liberare i fatturati o negli esorcismi l’Archangelica era utilizzatissima.

Paracelso un grande medico e grande ermetista ci narra che, durante la peste del Cinquecento, moltissimi italiani si salvarono grazie alla polvere di Angelica mescolata al vino. Erba che esalta la pace ed elimina l’agitazione, il suo odore leniva il mal di capo e la depressione. In Lapponia addirittura si usava posare una corona di Angelica sul capo per ritrovare la perduta ispirazione.

È detta Angelica Arcangelica, perché considerata una pianta venuta dal cielo e dagli angeli. Fiorisce tra giugno e agosto e la sua potenza terapeutica è maggiore quando domina il sole, il leone, il cancro e venere. 

Varie sono le possibilità di impiego di questa erba miracolosa, sia usata come semplice infuso sia elaborata in particolari ricette specifiche, atte allo scopo di favorire il vostro lato passionale.

Ottimo, ad esempio, il “Vino tonico”, preparato lasciando macerare per una settimana, in un litro di vino rosso 30 grammi di radice di Angelica e 20 grammi di radice di Genziana. Se bevuto in dose di un bicchiere da marsala all’inizio del pasto conferisce vigore e  buona digestione. Leggenda narra che Annibal Camoux, che morì a 120 anni, masticasse ogni giorno radice di Angelica. Molto gradevole al gusto e, quindi, gradito alle signore il Liquore di Angelica che si prepara con:

    • Steli verdi di Angelica 45 grammi
    • Acquavite 1 litro e 250 cc.
    • Acqua 750 cc.
    • Zucchero 1 Kg.

E per chi non lo sapesse l’Angelica è molto utilizzata anche nell’industria profumiera attraverso il suo olio di radice, i suoi semi e parte del fiore stesso. L’Angelica ha una nota di testa molto forte che si percepisce subito all’olfatto, ma assieme a questo componente ha anche in sé note di cuore e di base. Se l’olio essenziale è estratto dalla radice il suo odore sarà legnoso, speziato, con una nota di torba; se estratto dai semi sarà simile a quello dell’anice.

 FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO ANGELICA:

Nuit Etoilée di Annick Goutal; John Galliano Eau de Parfum; Charles street di Mark Birley; La Prairie by Life Threads; Sexy Angelic di Honore des Pres; Ariel di Sammarco Perfumes; Casbah di Robert Piguet; London Rain & Angelica di Jo Malone.

Shaman: purifichiamoci con il profumo

Non è una fragranza per il corpo, non è una candela e neppure un incenso, è Shaman l’ultima creazione di casa Jardin d’Ecrivains.

Shaman In realtà non è altro che la pregiata Salvia Bianca del deserto della California, si tratta di un prodotto completamente naturale.  Quasi sconosciuto alla maggioranza delle persone. Gli sciamani, negli antichi rituali di purificazione, lo utilizzavano spandendo volute fumose nell’aria per scacciare le energie negative ed il cattivo umore.

In questa versione Shaman è anche qualcosa in più, infatti si ispira alla Beat Generation e all’opera più significativa di Jack Kerouac “On the road” . Il naso Anais Biguine, creatrice della maison Jardins D’Écrivains, si è ispirata a questo nel realizzare un’inedita ed anticonformista proposta pour la maison.

Nella tradizione tramandata fino al giorno d’oggi, gli Indiani d’America affidavano ai fumi di queste foglie auguri e guarigioni, evocazione di forze naturali e benevole, per ritrovare quell’armonia e quell’equilibrio che ci rende parte dell’universo in un’atmosfera di meditazione.

Il funzionamento è molto semplice.

Basta bruciare due o tre foglie in un posacenere, accendendole con un fiammifero, poi soffiare delicatamente per alimentarne le braci, per liberare in bianche e dense volute, simili all’incenso. Una fragranza legnosa, erbacea, aromatica ci guida in un mondo di sovranità e spazi senza confine giungendo a Madre Natura e il Grande Spirito.

Non c’è dubbio che Shaman si presenta in modo affascinante, pensare di poter ritagliare uno spazio parallelo per un’atmosfera intensa, in casa propria lo rende ancora più oggetto di desiderio. Potrete trovarlo nelle profumerie specializzate nel raffinato packaging in total black ed un fiocco annodato a mano.

La confezione contiene circa 50 gr di prodotto, necessari per almeno 50 fumigazioni.

GAROFANO: IL FIORE CHE CURA IL CUORE

E’ un fiore, un’essenza, un ricordo, una cura e un odore. Il Garofano, il fiore più discreto che ogni giorno può capitarci sott’occhio senza invadere la nostra vista. Ma se solo aprissimo le narici verso i suoi petali, scopriremmo un odore antico che sa di leggende e d’amore. Scopriremmo anche che divertendosi si nasconde in una miriade di prodotti che utilizziamo e, inconsapevolmente, lui ci accompagna ogni volta.

Siamo abituati a vederlo all’occhiello ma siamo anche avvezzi ad associarlo al dolore, alla morte. Questo fiorellino ci sorprende tante sono le sue versioni.

Il Garofano o Dianthus, dal greco “fiore degli Dei”, appartiene alla famiglia delle Caryofyllaceae. Il genere abbraccia oltre 300 specie di piante erbacee e cresce nelle zone più temperate del mondo.

La leggenda narra che un giovane pastore si innamorò della dea Diana (Dea greca della caccia), che dopo averlo abilmente sedotto lo abbandonò. Incapace di rassegnarsi, il giovane folle d’amore pianse fino a morirne e dalle sue lacrime cadute a terra nacquero dei meravigliosi fiori, i garofani. Per questo il fiore viene immediatamente associato al dolore ed alla morte, anche nella tradizione cristiana, secondo la quale il garofano si originò invece dalle lacrime versate da Maria alla morte del figlio e cadute in terra.

L’odore del garofano è delicato e pungente, molto femminile e dalla persistenza discreta. Viene utilizzato persino in cucina, ad esempio, i suoi petali possono decorare i piatti con il loro aspetto elegante, ma anche costituirne cibo. Infatti i petali sono commestibili e possono arricchire di colore e originale sapore il piatto, a condizione che i fiori utilizzati non siano stati chimicamente trattati in precedenza.

Ovviamente è spesso usato in profumeria per l’ispirazione orientale, l’essenza assoluta di garofano viene estratta dai fiori di Dianthus mediante utilizzo di solvente. L’essenza assoluta di garofano è un liquido molto denso, dal colore verde-bruno e dall’aroma erbaceo e floreale molto intenso. Numerosissime composizioni di fragranze contengono essenza di garofano, alleggerisce il bouquet floreale e lo rende più femminile.

FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO GAROFANO:

Vitriol d’Oeillet di Serge Lutens; Jaipur bracelet de Boucheron; Baiser Volé di Cartier; Dianthus di Etro; Fleur de Louis di Finmark; Vintage gardenia di Jo Malone; L’air du Printemps di Nina Ricci; L’hetre revé de Nez-à-nez.

NOTE DI CUORE: COFFEE, CAFÈ, CAFFÈ!

“Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro.”

Eduardo De Filippo, in Fantasmi a Roma, 1961

Eduardo non aveva poi tutti i torti. Secondo un’indagine dell’Università di Coventry la caffeina stimola il sistema nervoso scatenando effetti benefici su pelle e ossa, oltre a stimolare la potenza muscolare, regalare una buona dose di buon umore e di energia in più. Ma da dove deriva tutto questo? Oggi scopriremo da dove ha origine il caffè!

Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea, all’interno di questo genere sono state identificate circa 100 specie, ma le specie più importanti per la nostra economia sono tre:

Coffea arabica, la più antica

Coffea canephora (sin. Coffea robusta), la più coltivata

Coffea liberica

La derivazione è dall’arabo qahwa: identificava il succo estratto da alcuni semi che veniva consumata come bevanda di colore rosso scuro, il quale, una volta ingerito, provocava effetti eccitanti, utilizzato anche come medicinale. Oggi, la parola araba sta  precisamente per Caffè.

La leggenda dice che un pastore di nome Kaldi pascolava capre in Etiopia. Un giorno le bestiole trovando una pianta di caffè cominciarono a mangiarne le bacche e le foglie.  Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con un’energia mai manifestata. Vedendo questo il pastore capì la ragione e abbrustolendone i semi, poi li macinò e ne fece un’infusione ottenendo Caffè!

Quindi ora vi è facile intuire perché anche solo l’aroma del caffè ci infonde – attraverso i recettori olfattivi – un messaggio di dinamicità e al contempo lo associamo ad una sensazione piacevole, quella che lenisce il risveglio per la maggior parte delle volte, traumatico. Associamo mentalmente ormai il caffè ad una pausa dallo stress, una pausa per stare in compagnia, il caffè ha la funzione (per esempio nei luoghi di lavoro) di poter socializzare o perché no, di conoscere nuove persone. Questa bevanda è talmente radicata nella nostra quotidianità e cultura che ci sono centinaia di associazioni mentali che il suo solo odore può scatenare.

La caffeina ha effetto stimolante sul sistema nervoso e su quello cardio vascolare e in cosmesi viene utilizzata per preparare prodotti anticellulite, snellenti e tonificanti per il corpo e cosmetici anti-age per il viso e per il contorno occhi. Per la profumeria gli esperti dicono che l’aroma del caffè ha circa 5000 diverse sfumature e combinazioni olfattive difficili da copiare. In profumeria le note di caffè hanno fatto il loro ingresso con l’arrivo nella moda delle fragranze orientali e quelle gourmet.

Qualche esempio?

Black Opium di Yves Saint Laurent, A*Men Pure Coffee  di Thierry Mugler, Coffee Break di Maison Martin Margiela, Ristretto Intense Café di Montale, Velvet Rouge  di Arte Profumi, Café Tuberosa di Atelier Cologne, Black Afgano di Nasomatto.

Il grande dilemma: Eau de Parfum o Eau de Toilette?

Non fu solo Amleto ad avere dilemmi irrisolti…

Vi è capitato mai di essere in profumeria e chiedervi qual è la differenza sostanziale tra le varie tipologie di fragranze? Di essere indecise su quale acquistare della vostra preferita? Oggi chiariremo le differenze e le particolarità di un Eau de Toilette, Eau de Parfum, Parfum e Cologne.

Innanzitutto è importante mettere in luce immediatamente che le differenze tra le quattro categorie è puramente per concentrazione di oli essenziali contenuti nel solvente.

Parlando di Eau de Toilette si ha una concentrazione tra il 5% e il 10% di essenza. La miscela è composta inoltre dall’acqua che conduce le molecole odorose ed ovvviamente dall’alcohol.

Nell’Eau de Parfum parliamo invece di un 15-20% circa in alcohol a 90° (la composizione più verosimile all’immagine odorosa che ha avuto il naso compositore)  e poi abbiamo il Parfum con la concentrazione più alta di materie prime il 25-35% in alcohol a 95° oltre alla concentrazione, si ha un odore molto più intenso e di conseguenza anche più persistente.

Parlando di Colonie invece si parla di freschezza, la sua concentrazione si aggira all’1-2% , è ideale per il dopo doccia o semplicemente per non sentirsi appesantiti d’estate o per chi preferisce una bassa persistenza addosso.

Non vi resta quindi che scegliere il vostro profumo anche all’uso che deciderete di farne. In base alla concentrazione e quindi alla persistenza, ci sono momenti e situazioni ideali per usare le nostre fragranze.

L’Eau de Parfum per esempio, avendo un’alta intensità,  fa emergere la nostra presenza  marcatamente resistendo sulla pelle anche 6-8 ore; è indicato per la sera o nel tempo libero quando non siamo costretti ad essere circondati da molte persone che potrebbero non gradire una persistente presenza aromatica. L’Eau de Toilette invece è indicatissimo per il giorno, per andare a lavoro, per lo svolgersi di ogni nostra giornata indipendentemente da quello che andremo a fare. La sua persistenza è di circa 3-4 ore. Va fatto presente anche il fatto che dipende moltissimo dal nostro pH della pelle, come cambia la fragranza e per quanto tempo possiamo avvertirla, quindi la scelta dipende anche da questo fattore.

Avete mai fatto caso al fatto che la stessa fragranza in versione EDT, EDP e Parfum cambia leggermente? Questo dipende dalla decisione di rendere più leggeri o più intensi gli accordi, di far emergere di più questa o quella nota. Interessante vero?  Non vi resta che entrare in profumera e sperimentare su qualche mouillette, ad ognuno la sua fragranza! 😉

FOCUS SULLE FRAGRANZE DA SPERIMENTARE NELLE DIFFERENTI VERSIONI EDT, EDP:

n°5 di Chanel; For Her di Narciso Rodriguez; Shalimar di Guerlain.