Eau de moi. Il nostro odore.

Siamo così assuefatti dal nostro odore corporeo da ignorarlo completamente, ma il nostro odore è la nostra firma chimica.

Lo sapevate che i nostri abiti rimangono impregnati dalle nostre orme olfattive per cinque anni? Pensare di lasciare una scìa naturale in ogni luogo dove siamo presenti fa riflettere, il mondo è dunque colmo di tutti gli odori dei suoi abitanti è come un cocktail di orme odorose e noi stessi siamo dispensatori di molecole che sanno di noi! Trattasi di un complesso di molecole che si trova sulla superficie delle cellule del corpo umano, assolutamente individuale e che aiuta l’organismo a difendersi dagli attacchi esterni di agenti patogeni. Simili a quelle che gli animali utilizzano per scegliere i loro compagni.  Per la prima volta, un gruppo di biologi tedeschi ha dimostrato che, attraverso analisi di risonanza magnetica funzionale, il nostro cerebro è in grado di riconoscere l’odore della propria pelle, distinguendolo dagli odori degli altri individui, in base alla combinazione di un particolare insieme di proteine: l’Mhc (Complesso Maggiore di Istocompatibilità).

E qui ritorniamo al discorso delle famose “NR – Nose Relations” (Se non lo avete fatto vi consiglio di leggere il post): meccanismi che influenzano l’olfatto nelle nostre preferenze sociali e sessuali;  da uno studio pubblicato qualche mese fa su Proceedings of the Royal Society B, è emerso che  si preferisce indossare un profumo similare al quello naturale emesso dal proprio corpo, sugli altri si tende invece alla ricerca della diversità, come dimostrato da uno studio del 1995,  lo Sweaty T-shirt study (Studio della T-shirt sudata),  molte delle donne che annusavano alcune magliette indossate per due giorni da uomini differenti, privilegiavano l’odore di quelli con molecole MHC diverse dalle proprie.  Mentre esse inspiravano gli odori, venivano scattate “fotografie” al cervello tramite risonanza. Quest’analisi ha valutato l’attività di aree cerebrali selezionate che venivano sollecitate dall’inalazione dei profumi. E’ quindi emerso che che c’è una nettissima differenza nella risposta tra lo stimolo olfattivo che contiene le molecole proprie e quello che non le contiene. E c’è una peculiare area del cervello che viene “attivata” soltanto dalle molecole medesime alle proprie. Incredibile!

Quando si dice… “Andare a naso” non si va poi tanto lontano da quella che è l’effettiva realtà dei fatti allora. Se nel nostro linguaggio occidentale quello che effettivamente manca è un vocabolario olfattivo per indicare gli odori che cogliamo, ci pensa in buona parte l’istinto. Questo mi fa riflettere su di un punto: tutto è materia olfattiva, lo siamo noi, la natura che ci circonda, gli animali, perfino gli oggetti… tutti facciamo parte di un disegno odoroso e ne emerge un’architettura incosciente profondissima. Per questo è così difficile, se non impossibile a volte, descrivere quello che annusiamo. Il nostro cervello registra l’odore ma lo etichetta come “inclassificabile” per via della nostra preferenza visivo-acustica.

Ci mancano le parole per descrivere ciò che sentiamo, il nostro corpo però in armonia con l’Universo intero agisce spontaneamente in maniera inconscia e crea collegamenti inaspettati… ma tutto è un quadro di profumi e noi siamo ogni singolo colore annusabile che compone il mondo.

E poi, arrivò il BENZOINO

A partire dal mese di maggio e fino ad agosto, tramite una mannaia detta anche “parang”, vengono praticate piccole e profonde incisioni nella corteccia dell’arbusto Styrax benzoin . L’albero, che non ha un proprio sistema di secrezione e che normalmente non produce resina, a causa di queste ferite per il trauma vissuto, produce un liquido di colore del miele, che si solidifica in grani appena sfiora l’aria, chiamati “lacrime”. Solo quando questa sostanza sarà indurita, si potrà raccogliere il Benzoino tramite appositi strumenti.

Da migliaia di anni viene impiegato in Oriente come medicinale o come incenso, si pensava che le fumigazioni di benzoino allontanassero gli spiriti malvagi… in Occidente invece veniva usata come rimedio ai disturbi respiratori. Oggi in tutto il mondo il Benzoino trova la sua massima espressione artistica nella profumeria, la sua tintura alcoholica è un insostituibile solvente e la sua essenzialità è una persistente nota di fondo che aiuta a fissare sulla pelle i vari aromi cingendoli a se e rilasciandoli lentamente come fossero perle di serenità. Il Benzoino entra a far parte delle nostre vite, della nostra quotidianità, dei nostri profumi ogni giorno con discrezione. Discreto come le lacrime che la corteccia del suo albero fa scivolare poco a poco. Oltre stimolare la sensualità, il profumo del benzoino ha in effetti un’azione rasserenante sulla psiche ed è utile nei momenti di tristezza e angoscia.

Quando ho iniziato a fare ricerche su questa meravigliosa essenza mi sono resa subito conto della sua estrema versatilità. Agente di fragranza, fissativo in profumeria e cosmetica e addirittura con mia totale sorpresa scoprire che fa parte anche di miscele di Tea che adoro mi ha decisamente illuminata su questa meraviglia della natura. Fa parte dell’Universo sussurrandosi.

Esistono poi, due qualità diverse di Benzoino, quello del Siam con lacrime frangibili e pungenti, è la varietà più rara e preziosa; di colore giallo con sfumature più ambrate e odore finissimo e il Benzoino di Sumatra: grigiastro e dall’aspetto zuccherino, meno pregiato il cui aroma è meno acuminato e le lacrime estremamente grossolane e mandorliformi.

 

L’odore di benzoino è caldo, rilassante… il suo sentore vanigliato ed il suo sentire d’ovatta ci fanno ricordare la dolcezza che spesso soffochiamo. Quest’essenza che nasce dalle lacrime culmina in un sorriso. Come si armonizza con tutte le altre note, come rasserena il nostro spirito, come ci porta alla mente immagini dell’infanzia fa sperare che ci sia in ogni momento, in ogni persona, in ogni dolore una parte d’improbabile dolcezza.

10 gocce di olio essenziale di Benzoino nell’acqua, quindi immergersi nella vasca da bagno per 10 minuti per stimolare la circolazione sanguigna, scaldare il corpo, sciogliere conseguentemente le tensioni e aprire il naso.

ASSAGGI DI BENZOINO:

Acqua di Parma Colonia intensa; Amouage Interlude Woman; Amber nude di Atelier Cologne; Havana Vanille de L’Artisan Parfumeur; Avant Garde di Lanvin; L’Ile Bleu de Manuel Canovas; Chypre Rouge di Serge Lutens; Ombre Mercure de Terry de Gunzburg

ORO LIQUIDO: il legno di Sandalo

“Il profumo dei fiori non va controvento, non quello di sandalo, tagara, o gelsomino; il profumo dei buoni va controvento, in tutti i sensi lo effonde il virtuoso.”

Gautama Buddha.

Un tempo gli alberi venivano abbattuti e le loro radici, i loro rami, tagliati via. Le termiti per mesi mangiavano l’alburno di tronchi ammassati a lungo, scoprendone così il legno odoroso che commercialmente era l’unica parte utile. Per fortuna oggi le termiti sono state eliminate, data la rarità del prodotto ora l’olio essenziale è ottenuto tramite distillazione del cuore del legno polverizzato ed essiccato e le radici dell’albero stesso.

Si, stiamo parlando di Legno di Sandalo.

Benché questa essenza sia legata all’Oriente ed evochi immagini di templi cinesi o indù immersi nei fumi dell’incenso, il legno di sandalo spinge nella regione indo-pacifica.

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Essendo minuto, questo albero è difficile da identificare anche dalla popolazione limitrofa. L’essenza del legno di sandalo chiamato a volte “Oro liquido” è un olio prezioso utilizzatissimo in profumeria e nella cosmesi, si tratta di una materia prima fra le più antiche e popolari e la sua comparsa nella profumeria è avvenuta solo nell’ultimo secolo a quanto pare.  L’albero di sandalo inoltre ha avuto un ruolo principe nei riti religiosi indù e buddisti.

Il profumo del legno di Sandalo in quanto a misticismo è al pari del muschio e dell’ambra: il suo nome è universale ma è talmente raro e prezioso che la maggiore parte delle persone ha potuto sentirne solamente i ritratti chimici che le aziende realizzano per i poco costosi prodotti di massa.

Una delle caratteristiche fondamentali del profumo di sandalo è l’effetto che provoca nella sfera emotivo-psichica.

Si parla di una fragranza legno-resinosa di una tale corposità da essere paragonata solo all’ambra grigia. Il suo profumo, particolarmente persistente, è di lindore spirituale. Nel Buddhismo porgere essenze di zafferano o legno di sandalo rappresenta uno stato gioioso e di perseveranza che si ha. Attraverso queste qualità si sviluppano tutte le altre dell’illuminazione; offrire l’acqua per lavare i piedi mescolata, con il sandalo, e’ usata come offerta per il lavaggio dei piedi degli esseri illuminati. Questo equivale simbolicamente a fare pulizia della nostra mente.

È profumo fondamentale della profumeria tradizionale che va in accordo con aromi fioriti prestando loro equilibrio. L’aroma del fiore o più fiori rappresenta la parte eterea e leggera delle emozioni umane, quasi evanescente e necessita quindi un bilanciamento con un aroma più “terreno”.  Il legno di sandalo lega il chakra della base con quello della corona, primo e ultimo, quindi crea equilibrio tra tutti quelli intermedi. Per questo è considerato valido di trasformare la sessualità in un’esperienza spirituale ed è usato soprattutto nell’arte del tantra. L’odore, l’essenza del Sandalo conduce ad una ricerca interiore. Con il suo profumo balsamico il sandalo rientra tra quegli aromi che posseggono quella ricchezza e quel calore avvolgente che chiudendo gli occhi sembra quasi di poter visualizzare la nostra anima. Dire spirituale forse non è sufficiente per questo aroma pieno di sfumature e legato profondamente a qualcosa di mistico e antico. Annusando il legno di sandalo ci si sente immediatamente trasportati in una realtà che supera lo spirituale, pur non conoscendone la storia o gli usi ufficiali.

 

È un aroma che ritroviamo spessissimo nelle note di fondo di molte fragranze e che si lega benissimo come dicevo a note fiorite, presenti a loro volta principalmente nelle note di cuore, dandone stabilità e persistenza. Parliamo quindi di un’essenza che fissa le note con cui si armonizza, creando una splendida magia tra gli aromi che entreranno a contatto poi, con la pelle di chi indossa il profumo.

Indossando il legno di sandalo ci regaliamo un viaggio interiore senza fine, ci avvolge costantemente in un’aura di serenità intoccabile o meditativa. Ci concediamo un angolo di riflessione emozionale tutto nostro. Infatti io consiglio sempre di non abusarne; quotidianamente perderebbe il suo fascino a mio parere. Deve integrarsi  alla nostra pelle quando necessitiamo di raccoglimento.

 

FOCUS SULLE FRAGRANZE CHE CONTENGONO LEGNO DI SANDALO:

24, Faubourg Walk in the Park di Hermes; Amouage interlude Man/ Woman; Le Mimosa di  Annick Goutal; Un matin d’orage di Annick Goutal; Anse Tourquoise di Manuel Canovas; Arpège pour Homme de Lanvin; Orange sanguine de Atelier Cologne; Coco Noir de Chanel; Original Santal di Creed; Profumo A di Culti; Vintage Gardenia di Jo Malone; Al Oudh de l’Artisan Parfumeur; Rosamunda di Laboratorio Olfattivo; Le parfum de Lalique; Josephine de Rancé

Naso, naso delle mie brame

…come distinguere un profumo tra il ciarpame?

O meglio… indovina indovinello cos’arriverà per primo al mio cervello??

Questo piccolo delirio come incipit non è, come evidentemente potrebbe apparire, un vaneggiamento e basta, è molto di più. È frutto di un attimo di folle riflessione che mi affligge tutte le volte che entro in una qualsiasi profumeria, o quando sfoglio una rivista, o quando sento parlare tante persone. Chiamasi scheggia riflessiva. (Ve la ricordate no? la scheggia già citata nel mio post “Effetto Dior Homme”) Un attimo di malignità che mi concedo di tanto in tanto quando qualcosa mi disgusta profondamente, oppure quando si parla di ricolo. Ora mi spiego meglio spiegandovi il folle esordio (scusate il gioco di parole):

Naso, naso delle mie brame… –> la nostra vanità alle volte supera l’istintualità.

…come distinguere un profumo tra il ciarpame? –> è palese che siamo circondati da prodotti scadenti o per lo meno sopravvalutati

indovina indovinello cos’arriverà per primo al mio cervello? –> cosa ci spinge ad acquistare e perché ne esce quasi sempre il vincitore la parte errata di noi stessi

È il cuore che deve amare… perché è l’emozione che dovremmo ricercare in tutto questo, non solo quella che probabilmente scambiamo con l’euforia del momento, quella vera… quella che invade lo spirito intendo. Il cervello aiuterà a completare… attraverso i ricordi, attraverso l’elaborazioni d’immagini frammentarie, un respiro mistico e cerebrale e la decisione finale dell’acquistare.

Cos’è che ci manda fuori strada? La pubblicità? Il marketing non convenzionale? La società in cui viviamo? Sì, un minestrone di tutto questo. Non si fa altro che parlare di grandi gruppi, di brand, licenze di vendita, industrie chimiche… si si va bene, tutto questo è necessario è fuor dubbio ma a mio parere è l’approccio che si ha, gli effetti che si ottengono post- acquisto compulsivo quello che va a danneggiare il nostro vero rapporto con una fragranza. Non c’è ricerca, non c’è cura nella selezione… solo un blando istinto shopaholico dato nella maggioranza dei casi da un’ADV vista 10 minuti prima nella sala d’attesa del dentista. Non c’è personalità qui, non c’è un vero legame, non c’è un vero e proprio motivo-emotivo che ci spinge verso un bouquet fiorito… o piuttosto verso un legno.

I media agiscono subdolamente, i gruppi finanziari acquistano brand di fragranze per motivi a 6 o più cifre, noi non abbiamo neanche 10 minuti in più o qualche visita in più per scegliere l’odore che più si adatta alla nostra pelle…. allora? Vogliamo sminuire un momento così intimo?

A volte immagino le essenze come forme vive, non per forza animali o umane… ma forme vive che vibrano nell’aria che producono calore o altro. Il mondo è una risorsa immensa di aromi, potremmo sfruttarlo ogni singolo respiro.

Scritto questo… per scegliere una fragranza oltre che ad essere curiosi, vi consiglio di spruzzare due volte una mouillette, aspettare 15-20 secondi prima di annusare, chiudete gli occhi ed inspirate lentamente con le labbra socchiuse. Se questa fragranza vi attrae spruzzatene sulla pelle ed uscite dal negozio, dovete tornare a casa inspirando ad intervalli di tempo quello che c’è sulla vostra pelle. Se vi piacerà come si trasformerà, sarà lei la vostra fragranza. Altrimenti dedicate una seconda, una terza visita… o anche più. Un altro suggerimento che potrei dare è quello di essere aperti anche ad aromi che  possono non esservi piaciuti in passato, appunto perchè si tratta di passato… potrebbe il presente essere diverso come voi anche per loro.

LO STRANO C(N)ASO DI HELEN KELLER

“Le cose migliori e piu belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.”

Diceva così Helen Keller, la donna scrittrice, attivista e insegnante americana che all’età di 19 mesi divenne sordo-cieca a seguito di una malattia. Vi porto l’esempio di questa strabiliante donna perché tralasciando per un attimo la variabilità dell’olfatto individuale e le cause che possono diminuirne o eliminarne del tutto la funzione, esistono poi dei particolari casi di ultra-sensibilità, quei casi in cui si parla di veri e propri geni del naso che non necessariamente lo sono per percorsi di studio o professionali ma per cause naturali o, come nel caso di Helen Keller, di disgrazie che portano ad incredibili soluzioni di vita.

Helen Keller nei suoi diari dedica moltissime righe descrivendo minuziosamente le sue esperienze olfattive da persona sordo-cieca e come questo uso del senso dell’olfatto nella sua vita diventi come non mai indispensabile, come se tutti i suoi sensi si fossero trasformati ed incanalati nel suo naso. Il suo naso poteva vedere, sentire, parlare, odorare e gustare. Lei riusciva attraverso la comunicazione col suo naso ormai affinatissimo ad identificare le persone, a tracciarne un profilo psicologico e perfino a capire che tipo di lavoro svolgessero. Aveva imparato a pensare annusando il mondo; privata degli altri sensi aveva amplificato all’impossibile quello dell’olfatto… riusciva a percepire cambiamenti metereologici e tutte le sfumature della realtà che la circondava, ogni odore per lei corrispondeva ad una lettera o una parola che le raccontava tutto quello che esisteva. L’olfatto assieme al tatto ed il gusto scaturivano in lei una capacità incredibile di riuscire a concepire persino i colori, sapeva scindere un colore dall’altro attraverso l’uso e la collaborazione all’unisono dei sensi; anche nel sonno Helen aveva piena consapevolezza di odori e colori e sapori “Negli odori e nei sapori vi sono qualità non abbastanza distinte per essere fondamentali” ecco perchè le chiamava così sfumature olfattive.

A prescindere dunque dal sesso (le donne sono sensibilmente più portate all’uso del naso),  uso di sostanze nocive (alcohol, tabacco e droghe), stato di salute generale e considerazioni di antropologia sensoriale la capacità e la variabilità dell’olfatto umano sono dunque estremamente vasti e pieni d’eccezioni. Esistono persone nelle quali la sensibilità all’olfatto è di gran lunga superiore alla norma per una serie infinita di ragioni, in questo caso nei ciechi questo senso diventa assieme al tatto il privilegiato, queste persone non appartengono alla già citata società visivo-acustica ma a quella nicchia esperienziale che privilegia la collaborazione dei due sensi più misteriosi e più incontrollabili che possediamo. Allenano il naso fino a farlo diventare ogni ragione di movimento, di scelta, di orientamento, perfino di sicurezza… si può parlare anche in questo caso di “vedere la realtà”? La mia risposta come potete leggere è implicita.

PETIT GRAIN

Lo stesso nome è un sussurro… un soffio, qualcosa di leggero e inafferrabile che ci inebria.

Petit-grain, oggi parliamo di oli essenziali.

Un alito continuo sale dalla foresta profumata, un alito che inebria la mente… Quell’odore che vi avvolge ad un tratto, che fonde la delicata sensazione dei profumi con la gioia artistica della mente, vi tuffa per alcuni secondi in un benessere del pensiero e del corpo che rasenta la felicità

(Guy de Maupassant – Viaggio in Sicilia)

Dalla distillazione delle  foglie all’estremità dei rami dell’arancio amaro, la dove si trovano ancora i suoi fiori, si ottiene il Petit-grain dal colore giallo del sole… il suo odore per associazione è del tutto simile al Neroli (il quale si ottiene invece per distillazione dei fiori d’arancio), solo più acuto e le sue qualità sono eccezionali: rasserena lo spirito, placa i nervi, crea equilibrio ed armonia, inoltre svolge un’azione tonificante e antisettica. Quest’essenza molto utilizzata in profumeria è per lo più una nota di testa o di cuore, spesso in accordo con la Fresia, la Tuberosa, il Bergamotto, l’Hedione o dalle erbe aromatiche. Decisamente esperidato, vero?

 

THE NOSE RELATIONS

E se ad un tratto scoprissimo oltre alle scarpe, il make-up, un bel sorriso o uno status symbol che c’è qualcos’altro che ci aiuta nelle nostre relazioni sociali?

Chi è? Il nostro naso ovviamente!

Quando si dice fiutare la gente… l’olfatto è il nostro primo approccio, il nostro primario strumento di selezione a prova di pelle quando ci troviamo a contatto con i nostri simili e per di più opera del tutto inconsciamente. Che scoperta non è vero? In realtà questa cosa è già ben nota dal nostro antenato Australopithecus  che pur essendo limitato in strumenti, sicuramente aveva un olfatto cento volte più sviluppato di noi, noi che abbiamo una naturale attitudine al visivo-acustico. Abbiamo quasi esiliato questa forma di sensibilità, anzi l’abbiamo resa solamente forma di bellezza quando c’è ben più da raccontare ed esprimere; se fossimo pienamente consapevoli delle potenzialità di questo senso capiremmo e conosceremmo meglio i nostri comportamenti socio-emozionali in una società che si esprime ad immagini.

Per stuzzicare la vostra curiosità vi faccio riflettere sul fatto che l’olfatto a differenza degli altri sensi, è sempre e comunque attivo; mentre la vista può essere parziale, l’udito c’è se siamo in presenza di suoni ad una certa frequenza o se usiamo il gusto solo e soltanto quando mangiamo qualcosa, l’olfatto non può essere volontariamente disattivato. È sempre presente, ci accompagna durante tutta la nostra vita. Negli animali e negli insetti  è l’organo vomeronasale a permettere all’animale di entrare in contatto con i suoi simili attraverso sostanze emesse che portano quindi delle informazioni e a differenza dell’organo olfattivo consente l’accesso a sostanze chimiche liberate nell’ambiente, quelle che conosciamo come feromoni. Queste sono dei veri e propri segnali comunicativi che influenzano la sfera sessuale e sociale. Noi specie umana non abbiamo questo organo che a quanto pare degenera dopo pochi mesi alla nascita, o quantomeno è considerato rudimentale, da qualche anno però è al centro di studi per la supposta esistenza di feromoni umani e quindi del loro valore semiotico.

È stato comunque accertato il fatto che nelle relazioni sociali come nella scelta del partner l’intervento dell’olfatto è silenzioso ma presente, ci accostiamo a qualcuno per qualche inspiegabile ragione, utilizziamo l’olfatto come strumento inconsapevole nella scelta del nostro compagno… è l’odore ad attrarci prima di qualsiasi altra cosa. Com’è l’odore ad allontanarci dalle persone quando percepito come sgradevole, o semplicemente quando adduciamo la spiegazione: è un fatto di pelle. Proprio così, l’odore della pelle.

L’idea che sia il nostro naso il selezionatore delle persone di cui ci circondiamo mi fa sorridere ed allo stesso tempo mi affascina tantissimo… questo senso che resta ancora un mistero per la biologia è per noi come un angelo custode, sempre cosciente nella nostra incoscienza e costante nelle informazioni e nelle sensazioni che ci trasmette. Potrebbe essere una delle poche certezze della nostra vita e chissà quante potenzialità si potranno ancora sviluppare grazie ad esso.

A proposito di Zafferano

Il nome zafferano deriva dall’arabo Zaafran, che significa “giallo”.

Con la mitologia greca abbiamo la nascita dello zafferano grazie all’amore di un affascinante giovane di nome Crocus che s’innamorò di un’incantevole ninfa di nome Smillace, la prediletta però del Dio Ermes, il quale per vendicarsi del giovane lo trasformò in bulbo. La fine è piuttosto incerta a quanto pare o i due giovani morirono insieme, ovviamente passando prima per la tramutazione in pianta, o la ninfa non corrispose mai l’amore e comunque fu tramutata in bulbo.

Crocus Sativus Linnaeus è il vero nome della pianta dalla quale è possibile ottenere lo zafferano che noi conosciamo come spezia, peraltro dai colori violacei squillanti.

Ho potuto apprendere che lo Zafferano veniva decantato già da Omero, Virgilio ed Ovidio nelle sue metamorfosi ma veniva già utilizzato dagli egizi nel II secolo a.C. Questa magnifica spezia veniva utilizzata per profumare guanciali, i capelli, preparare unguenti, cosmetici e farmaci, in Persia veniva usato ampiamente come afrodisiaco e usato perfino per profumare i pavimenti dei templi troiani. Dunque in questo momento ridurre questa spezia al risotto allo zafferano che conosciamo tutti mi sembra alquanto riduttivo, non riuscirò più a mangiare questo piatto in tranquillità a quanto pare… ad ogni boccone ne proverò immenso rispetto.

I fiori sono composti da sei petali di colore roseo-violaceo, lo stimma rosso scarlatto, suddiviso in tre filamenti con l’apice terminale a trombetta, essi sono ancorati alla base da un filo bianco (ovario) e tre antere gialle comunemente chiamate “femminelle”, che invece è la parte maschile del fiore. La crescita delle foglie arriva anche ai 40 cm. di lunghezza, di colore verde scuro.( Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila © 2006/2013)

 

Mi ha sempre affascinata il colore dello zafferano: intenso, pungente, caldo, vivace… e potrei usare gli stessi identici aggettivi per l’odore che emana. Una perfetta coerenza tra aspetto e sostanza. L’odore di zafferano entra come un raggio di luce nelle narici e si libera e sprigiona una sensazione di freschezza e briosità unica… potrei accostargli per alcuni aspetti solo lo zenzero, ma lo zafferano rimane più intenso, annusandolo si può percepire anche il suo sapore. Potrebbe essere suggestione ma dal suo aspetto e dal suo uso così calibrato ed il suo modo di amalgamarsi armoniosamente anche con il cibo, mi fa pensare a questa spezia come un elemento nobile, nobile ma non alterigio… di un assoluta semplicità che lo rende immancabile tra i piaceri del mondo.

Piccolo focus per voi su alcuni profumi che contengono Zafferano come materia prima:

Legno di Agar di Gandini 1896;  Bursh di Acqua di Biella; Al Oudht de L’Artisan Parfumeur; Rosamunda de Laboratorio Olfattivo; Hommage à l’Homme di Lalique; Ambra Doré de Maitre Parfumeur.

Anche le molecole hanno un cuore

Stereochimica.

A quanto pare secondo non recentissimi studi (fine anni 50) dello scienziato J.Amoore, sarebbero la geometria e la dimensione della molecola a generare l’odore; la particolare forma delle molecole andrebbe a coincidere perfettamente con i recettori olfattivi provocando l’impulso nervoso che si dirige dritto al cervello. Questo afferma la stereochimica. Ci sarebbero sette classi di odori primari dai quali discenderebbero per combinazione tra essi, tutto il resto che c’è da annusare. Addirittura successivamente si rincondurrà la sensazione olfattiva anche alla vibrazione della molecola stessa.

Ma appreso questo, la molecola ha un cuore? Riconduciamo tutto ad una spiegazione scientifica: reazioni, combinazioni, impulsi, polarità… ma mi sono chiesta dov’è la poesia dell’odorare in tutto questo? Perché lo chiamiamo odorare e non semplicemente respirare? Forse dovremmo accostare la poesia dell’annusare a come queste combinazioni-reazioni avvengono, voglio dire… può esserci della “magia” anche in questo. Se così vorremmo chiamarla.

odorare v. tr. e intr. [dal lat. odorari «sentir odore, fiutare l’odore»] (io odóro, ecc.).tr. Fiutare qualche cosa per sentirne l’odore: o. un fiore, un profumo; odora questo latte, mi sembra acido; con uso assol.: Un alber … Con pomi a odorar soavi e buoni (Dante), cioè che, se odorati, emanano un soave profumo. fig., non com. Avere sentore di qualche cosa, indovinare da qualche indizio, intuire (cfr. i più com. subodorare e fiutare): odorò subito le mie segrete intenzioni; o. il vento infido, fiutare un pericolo, capire che non spira aria buona (per un’interpretazione scherzosamente arbitraria con cui è citato da Manzoni nel cap. XI dei Promessi Sposi il verso di T. Grossi «Leva il muso, odorando il vento infido», nel quale invece l’espressione, riferita a un lupo, è usata in senso proprio).

intr. (aus. avere) Mandare odore, produrre sensazioni odorose: senti come odorano queste rose; con determinazione: o. di violetta, di garofano; biancheria che odora di pulito.

Così se ci accostiamo ad un fiore per odorarlo, non è per l’atto in sé, ma perché evidentemente si crea un legame invisibile tra noi e quel fiocco di petali.

A parte tutta la chimica che avviene dentro di noi, l’intento fa la differenza. Entriamo in rapporto con la realtà stessa anche se si tratta di odori sgradevoli, forse devono avvertirci di qualcosa.

Le molecole contenute in quel fiore hanno un cuore probabilmente, non come l’intendiamo noi di sicuro, ma certamente madre natura ha saputo creare con arte anche questo passaggio. Nel semplice atto dell’annusare c’è di più che incamerare aria, percepire e vivere un aroma è più di una vibrazione o una dimensione molecolare, basterebbe immaginare questo scientifico tremore in una danza che ipnotizza i nostri recettori olfattivi e ci fa preferire una scìa aromatica piuttosto che un’altra. Basterebbe non considerare la chimica come un nemico, ma anzi come uno strumento necessario per compiere piccole magie, come fosse una bacchetta magica.

Facsimile

…ovvero a volte gli odori non sono quello che sembrano.

Giusto qualche istante fa sono incappata in un curioso evento: ho scoperto che un mio amico non riesce a distinguere alcuni tipi di odori, specialmente i vegetali secondo quanto ho potuto constatare. Annusando il Vetyver per due volte, intervallato da altri odori, non ha saputo memorizzare quello che il nostro naso identifica come tale, e quindi per due volte dichiararlo senza nome.

– Possibile? – mi sono chiesta, eppure credeva di conoscerlo. Tutto questo mi ha rimandato ad una riflessione che mi gira in testa da molto tempo: l’odore delle cose che conosciamo potrebbe rivelarsi inesatto. Qualsiasi cosa annusiamo, dal frutto al fiore, dal legno alla pelle… non esattamente potrebbe identificarsi con il suo reale odore; prendiamo ad esempio il mio fiore preferito: l’Iris. L’Iris non ha odore proprio, viene  estratto dalle molecole, chimicamente costruito…eppure identifichiamo come Iris quella particolare essenza che magari stiamo annusando proprio in questo momento. Allorché penso ad un’altra evidente burla del nostro contemporaneo: la fragola; è incredibile come questo frutto annusato come quello che è realmente non rispecchi l’idea che abbiamo in testa. Siamo stati plagiati spesso e volentieri da tutte quelle mistificazioni di profumo di fragola a partire dagli shampoo, i bagnoschiuma, il chewingum che ne abbiamo in mente un’idea stucchevole totalmente diversa da quello che è, ovvero sia freschezza, acqua, un retrogusto dolce ma non zuccheroso e perchè no… anche del calore. Lo stesso discorso vale per gli altri frutti o probabili altre numerosissime vittime.

Mi piace pensare col naso proprio perchè rispecchia la mia verità sul mondo e mi ritrovo un nasicidio. Incredibile. Il vantaggio di poter manipolare le molecole e creare nuovi odori indipendenti o correlati alla natura è senza dubbio affascinante, però mi vado a domandare se anche questo artificiale riesca a far evaporare alla mente suggestioni e ricordi con la stessa potenza… e se a lungo andare non ci ritroveremo poi a dover combattere naso contro naso per evitare di contraffare ne nostre narici o ancora peggio, il nostro pensiero.