Goccia a goccia. La distillazione degli oli essenziali.

Let’s talk about… Distillazione, cos’è? Oggi spenderemo qualche interessante riga al riguardo.

distillazióne s. f. [dal lat. destillatio o distillatioonis; v. distillare].

La leggenda narra che essa fu utilizzata per la prima volta in una notte d’inverno, presumibilmente nel Caucaso. Un contadino mise a scaldare vino sul focolare per preparare una bevanda calda; i vapori d’alcohol si diffusero nell’ambiente e inalati. Accortosi del piacevole pizzicore nelle narici, egli decise poi di catturarli. Il primo rudimentale tentativo fu quello di utilizzare si pensa una pelle di pecora tesa sulla pentola per poi strizzarla in un recipiente.

La versione che preferisco sinceramente, è un’altra: nell’ XI secolo Avicenna otteneva olii essenziali con il metodo della distillazione in corrente di vapore.

La distillazione in corrente di vapore è un particolare processo utilizzato nel caso di sostanze termolabili, cioè che si destituiscono a temperature vicine al punto di ebollizione, questo soprattutto nei composti aromatici naturali.

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L’aggiunta dell’acqua o del suo vapore all’interno di una colonna, fa scendere il punto di ebollizione delle sostanze, permettendone la separazione per distillazione appunto. Si può operare anche sottovuoto (ovvero a pressioni minori di 1 atm) se l’acqua non risulta sufficiente. Il prodotto che ne risulta consiste in una miscela di acqua e composti organici, separabili con estrema facilità.

Avicenna fu istruito da un insegnante privato. Da un erbivendolo imparò l’aritmetica e imparò anche da un erudito errante che curava malati. Si dedicò alla medicina a 16 anni, imparò la teoria medica e scoprì nuove metodologie di cura. Divenne effettivamente medico a 18 anni, secondo i suoi biografi a quell’età aveva già assorbito tutte le opere sulla medicina custodite nella grande biblioteca di Bukhara.

Nel X secolo,  Avicenna scoprì come fare a distillare l’Acqua di rose dai petali della rosa centifolia. Nelle sue opere riportò spesso innovative lozioni aromatiche e oli profumati. Non si poteva ancora parlare di soluzioni alcoliche, l’alcol era proibito dal Corano; fu successivamente l’Istituto Superiore delle Scienze di Salerno, circa nell’anno Mille, a sostituire l’olio con l’alcol come eccipiente del profumo.

Ibn Sina, sempre il nostro Avicenna, il suo nome latinizzato è un’alterazione, fu dunque un medico, più di un filosofo, un fisico teorico persiano.

Scrisse circa 450 opere, tuttavia ne sono sopravvissute circa 240.

Da notare sulla distillazione che i Greci utilizzavano in questo procedimento l’àmbix (vaso o coppa provvisti di un piccolo condotto), gli arabi aggiunsero l’articolo e lo strumento divenne al-ambicco (al-ibniq).

I monaci benedettini al seguito delle armate cristiane in Terra Santa, carpirono dai manoscritti arabi i segreti della distillazione. Le scritture trafugate furono tradotte in latino dalscuole di Salerno e Santiago di Compostela e da queste uscirono i primi mastri distillatori (di essenze e non solo). Grazie alle Crociate poi  dall’Oriente giunsero anche nuovi aromi ed essenze.

Non è facile quindi stabilire con certezza la data della prima estrazione con distillazione di quelli che noi denominiamo olii essenziali, le prime servirono ad ottenere l’alcohol da vino, lo spirito del miele fermentato.

Per riprendere le parole che anche Meo Fusciuni* ha utilizzato:

“Distillare non è altro che separare il sottile dal grossolano

e il grossolano dal sottile,

è rendere indistruttibile il fragile e il delicato,

immateriale il concreto, spirituale il corporeo“

Più che chimica, più che esperimento, la distillazione è un arte. Un sacro procedimento che rende l’essenzialità della materia. Una studiata e grande scoperta che ha potuto portare a quelle che sono oggi le nostre composizioni, le fragranze che ogni giorno accompagnano i nostri stati d’animo. Non posso che ritenere affascinante un metodo che durante il passare del tempo è rimasto di principio, lo stesso. Significa che nonostante tutta la nostra corsa all’evoluzione abbiamo comunque un lato nostalgico, una parte di tradizione che risulta impossibile eliminare; ritornando al nostro profumo tutto si lega perfettamente: la gestualità, i procedimenti, l’odorare e l’emozionare.

*Hieronymus Brunschwig,1450 –1512.