E poi… esistono gli odori fantasma. Non ci credete?
Quante volte vi sarà successo di entrare in un qualsiasi ambiente caratterizzato da un particolare e persistente odore? Una pasticceria, una profumeria stessa, un negozio di vernici: cos’accade? Accade che dopo un certo tempo che siete lì il forte odore scompare, eppure non viene eliminato… semplicemente diviene fantasma; il vostro naso in presenza di uno stimolo odoroso prolungato si adagia per saturazione e si culla incosciente in quell’aroma.
Scientificamente i recettori che sono nel nostro naso non inviano più informazioni al cervello, se volessimo ficcanasare invece, la sottoscritta immaginerebbe d’inspirare a fondo un aroma di vari colori… morbido come fumo scorre nelle narici e arriva nella testa riempiendola dolcemente. Immaginerei il cranio ondeggiare come fosse un palloncino carico d’elio, in fondo la testa vola immergendosi nella fantasia quindi perché non immergersi completamente in un odore?
“Un po’ come succede per l’udito: dopo qualche tempo ci abituiamo al ticchettio della sveglia in una stanza e non vi facciamo più caso” (Engen 1982, Holley 1999, Brand 2001)
L’attenzione è un fattore psicologico che interviene nell’olfatto come nell’udito. Si può non far più caso all’odore della propria casa per disattenzione come al costante passaggio di auto sotto la propria finestra. E il suono del mare?
Percepisco l’odore e il suono come due manifestazioni che si fanno compagnia: posso produrre un odore con l’ausilio di un suono. Possono danzare assieme nell’aria, il suono vibra nell’odore…e l’odore può ricordare cosa produce quel suono. Trovo rassicurante l’idea di poter cullare il mio essere sia nell’udito che nell’odore; lo stare sempre vigile e concentrata mi svuota. E anche se per qualche istante o ora che sia, i recettori sensoriali si addormentassero lasciando posto all’abituazione, sarebbero momenti o periodi per rinfrancare l’anima e prepararla serenamente alla novità, no?