LO STRANO C(N)ASO DI HELEN KELLER

“Le cose migliori e piu belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.”

Diceva così Helen Keller, la donna scrittrice, attivista e insegnante americana che all’età di 19 mesi divenne sordo-cieca a seguito di una malattia. Vi porto l’esempio di questa strabiliante donna perché tralasciando per un attimo la variabilità dell’olfatto individuale e le cause che possono diminuirne o eliminarne del tutto la funzione, esistono poi dei particolari casi di ultra-sensibilità, quei casi in cui si parla di veri e propri geni del naso che non necessariamente lo sono per percorsi di studio o professionali ma per cause naturali o, come nel caso di Helen Keller, di disgrazie che portano ad incredibili soluzioni di vita.

Helen Keller nei suoi diari dedica moltissime righe descrivendo minuziosamente le sue esperienze olfattive da persona sordo-cieca e come questo uso del senso dell’olfatto nella sua vita diventi come non mai indispensabile, come se tutti i suoi sensi si fossero trasformati ed incanalati nel suo naso. Il suo naso poteva vedere, sentire, parlare, odorare e gustare. Lei riusciva attraverso la comunicazione col suo naso ormai affinatissimo ad identificare le persone, a tracciarne un profilo psicologico e perfino a capire che tipo di lavoro svolgessero. Aveva imparato a pensare annusando il mondo; privata degli altri sensi aveva amplificato all’impossibile quello dell’olfatto… riusciva a percepire cambiamenti metereologici e tutte le sfumature della realtà che la circondava, ogni odore per lei corrispondeva ad una lettera o una parola che le raccontava tutto quello che esisteva. L’olfatto assieme al tatto ed il gusto scaturivano in lei una capacità incredibile di riuscire a concepire persino i colori, sapeva scindere un colore dall’altro attraverso l’uso e la collaborazione all’unisono dei sensi; anche nel sonno Helen aveva piena consapevolezza di odori e colori e sapori “Negli odori e nei sapori vi sono qualità non abbastanza distinte per essere fondamentali” ecco perchè le chiamava così sfumature olfattive.

A prescindere dunque dal sesso (le donne sono sensibilmente più portate all’uso del naso),  uso di sostanze nocive (alcohol, tabacco e droghe), stato di salute generale e considerazioni di antropologia sensoriale la capacità e la variabilità dell’olfatto umano sono dunque estremamente vasti e pieni d’eccezioni. Esistono persone nelle quali la sensibilità all’olfatto è di gran lunga superiore alla norma per una serie infinita di ragioni, in questo caso nei ciechi questo senso diventa assieme al tatto il privilegiato, queste persone non appartengono alla già citata società visivo-acustica ma a quella nicchia esperienziale che privilegia la collaborazione dei due sensi più misteriosi e più incontrollabili che possediamo. Allenano il naso fino a farlo diventare ogni ragione di movimento, di scelta, di orientamento, perfino di sicurezza… si può parlare anche in questo caso di “vedere la realtà”? La mia risposta come potete leggere è implicita.